Cosa ci dice il 6° Rapporto IPCC: servono azioni urgenti per frenare il riscaldamento globale

Il rapporto di sintesi AR6 dell’IPCC conferma l’urgenza di mettere in campo azioni per frenare le emissioni e limitare il riscaldamento globale.
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Andrea Di Piazza Geologo specializzato in Green Management
21 Marzo 2023 * ultima modifica il 21/03/2023

Dopo una lunga settimana di negoziati in Svizzera, a Interlaken, la 58esima seduta del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC) ha approvato il nuovo rapporto di sintesi sullo stato del clima terrestre, che è un sunto del Sesto Report esteso di prossima pubblicazione. Questi documenti rappresentano lo stato dell’arte più aggiornato sui cambiamenti climatici in corso, sui loro effetti e sugli scenari che potrebbero interessare l’umanità nei decenni a venire. Sono dei rapporti essenziali, che dovrebbero essere considerati strategici dai nostri governi per orientare le politiche ambientali ed economiche verso un futuro più sostenibile e più vivibile.

“Un’azione efficace ed equa per il clima non solo ridurrà le perdite e i danni alla natura e alle persone ma fornirà vantaggi più ampi. Il rapporto di sintesi sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che, se agiamo nell’immediato, possiamo ancora garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti gli esseri viventi” ha affermato il Presidente dell'IPCC Hoesung Lee.

“Effetti a cascata”

Nel 2018, l’IPCC aveva messo in guardia i governi del Pianeta come fossimo chiamati ad una sfida senza precedenti per mantenere il livello del riscaldamento globale entro una temperatura media di 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali. Sono passati cinque anni e la sfida sembra ancora più grande: a causa del continuo aumento delle emissioni di gas climalteranti, i piani attuali sono insufficienti per frenare la crescita del riscaldamento globale e dunque dei relativi effetti a cascata. Più di un secolo di utilizzo di combustibili fossili ha portato ad un livello del riscaldamento globale che ha superato i +1,1°C dall’epoca preindustriale.

Ciò si è tradotto in un disequilibrio del clima terrestre che ha comportato la progressiva intensificazione di fenomeni meteorologici estremi (es. uragani, tornado, alluvioni, siccità) con impatti sempre più pericolosi e significativi sulla natura e sulle popolazioni del Pianeta. Innanzitutto sono certe la crescita nei valori massimi di temperatura in tutte le stagioni, e l’acidificazione degli oceani (con conseguenze devastanti sulla catena trofica e sulla vita marina), entrambi fenomeni già in corso. Il ritiro dei ghiacci e l’innalzamento relativo del livello del mare sono fenomeni molto probabili, ma è ancora ignota l’entità degli stessi.

Gli effetti sono destinati ad aumentare, con una serie di fenomeni che colpiranno tutte le sfere di interesse: a partire dalla disponibilità d’acqua e dalla produzione di cibo (produzione agricola, produttività degli allevamenti, itticoltura e pesca), passando per le aree urbane (colpite da alluvioni, danni di varia tipologia ad infrastrutture e a settori chiave dal punto di vista economico), per la nostra salute (malattie infettive, malnutrizione, salute mentale), e coinvolgendo tutti gli ecosistemi (terrestri e marini) e la biodiversità a vario livello.

Che mondo lasciamo alle future generazioni?

La figura forse più emblematica di questo report è una linea del tempo in cui si riporta la variazione di temperatura media terrestre rispetto all’epoca preindustriale. Nella parte bassa della figura sono indicati i nati dal 1950 al 2020. Rispetto ad una persona nata nel 1950, i nati nel 2020, nell’arco della loro vita, potrebbero affrontare un numero estremamente maggiore di fenomeni meteorologici estremi rispetto ai loro nonni, oltre a vivere un in un ambiente estremamente più caldo (fino ad oltre +4°C in media nell'arco di 70 anni).

Report IPCC
Report IPCC

Fenomeni meteo-climatici estremi più pronunciati

Man mano che la temperatura media globale crescerà, assisteremo ad un aumento dei valori medi degli estremi di temperatura e dei fenomeni meteorologici. A seconda dello scenario previsto (che ricordiamo va da uno scenario a basse emissioni, che prevede una temperatura rispetto ai livelli preindustriali di +1,5°C, fino ad uno scenario ad alte emissioni, con una temperatura media di +4°C) il valore di temperatura del giorno più caldo dell’anno è previsto in aumento in alcune zone di media latitudine, nelle regioni semi-aride e nelle regioni monsoniche sud americane.

Le stime sui valori di umidità del suolo vedono variazioni negative nella regione amazzonica e nell’area mediterranea e variazioni positive nell’Africa sahariana e subsahariana e in Asia centrale. I giorni piovosi sembrano in aumento in tutte le regioni continentali, persino in quelle zone dove le variazioni dell’umidità del suolo sono attese in negativo.

Cosa fare

Limitare il riscaldamento globale causato dall'uomo richiede il raggiungimento di zero emissioni nette di anidride carbonica. Le emissioni cumulative di carbonio fino al momento del raggiungimento dell'azzeramento netto delle emissioni di CO2 e il livello di riduzione delle emissioni di gas serra in questo decennio determineranno in gran parte se il riscaldamento potrà essere limitato a +1,5°C o a +2°C.

Se le emissioni non dovessero diminuire, supereremmo a breve il budget di carbonio rimanente per limitare il riscaldamento a 1,5°C. Tutti i modelli globali che limitano il riscaldamento a 1,5°C, con overshoot nullo o limitato, e quelli che limitano il riscaldamento a 2°C, tengono conto di una drastica e immediata riduzione delle emissioni in tutti i settori economici entro questo decennio.

In questi casi si dovrebbero raggiungere le “zero emissioni nette” di anidride carbonica rispettivamente all’inizio degli anni ’50 e all’inizio degli anni ’70. Serve dunque un’azione immediata da parte di tutti i Paesi del mondo per approfittare di questa ultima e stretta finestra di manovra, o dovremo iniziare a considerare più seriamente i modelli degli scenari “ad alte emissioni” con effetti sugli ecosistemi e sulle future generazioni ancora tutti da quantificare.

Dopo una laurea in Geologia ed un dottorato di ricerca presso l'Università degli Studi Roma Tre, ha lavorato come ricercatore presso altro…