Cosa sono gli extra-profitti su gas e petrolio, e perché se ne sta parlando così tanto

Non solo aumento della domanda, freddo invernale, tasse e guerra in Ucraina. A causare l’aumento dei prezzi dell’energia sono anche gli “extra-profitti” delle imprese energetiche, che starebbero vendendo gas e carburanti a prezzi molto superiori a quelli d’acquisto. Servirebbe allora tassare al più presto questi guadagni, usando il ricavato per sostenere un’economia sempre più in ginocchio.
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Michele Mastandrea 16 Marzo 2022

Da diversi giorni, forse te ne sarai accorto, si parla degli “extra-profitti” realizzati sul petrolio e sul gas. La Procura di Roma ha aperto un’indagine sul caso. Ma di cosa si sta parlando, e perché è così importante farlo? Si tratta, in sostanza, dei guadagni maggiori realizzati da parte delle aziende del nostro Paese che importano materie prime, dalla Russia o da altri produttori, e poi le rivendono.

"Stiamo assistendo ad un aumento del prezzo dei carburanti ingiustificato, non esiste motivazione tecnica di questi rialzi. La crescita non è correlata alla realtà dei fatti, è una spirale speculativa su cui guadagnano in pochi, una colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini". Potresti pensare che queste parole siano di un'ambientalista o di un attivista contro lo strapotere della finanza. In realtà, a pronunciarle è stato il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani.

I motivi degli aumenti

Iniziamo dalla fine. In queste ore si sta discutendo a livello politico su come intervenire per ridurre i prezzi delle bollette e della benzina, che come avrai purtroppo avuto modo di notare, sono esplosi nelle ultime settimane. Tra le cause di questi aumenti ci sono la guerra tra Ucraina e Russia, l’aumento della domanda mondiale, il fatto di trovarci nella stagione invernale. Sul prezzo finale che paghi in bolletta pesano anche tasse e accise sui consumi energetici. Ci sono però anche motivazioni finanziarie che sembrano ogni giorno più discutibili.

Devi sapere infatti che le aziende che acquistano materie prime sui mercati internazionali non le comprano solo sul momento. Gran parte degli acquisti è fatto invece in anticipo, a prezzi concordati prima. Esistono contratti con vari tipi di anticipo: a sei mesi, un anno o anche pluriennali. L'importante è capire che si tratta di energia rivenduta in seguito sul mercato. In questi mesi, le principali aziende che importano in Italia stanno vendendo dunque energia acquistata in buona parte molto tempo prima l’inizio delle ostilità in Europa Orientale. Ostilità che hanno fatto schizzare a dismisura i prezzi futuri delle materie prime energetiche.

Speculazioni finanziarie

Eppure, se il prezzo di vendita è quello stabilito oggi sui mercati ma il prezzo d’acquisto è quello di mesi o addirittura di anni fa, quando non c’era ancora la guerra in Ucraina, capisci che la differenza (e dunque il guadagno per le imprese venditrici) è molto grande. Eni non a caso ha avuto guadagni enormi nel 2021. Secondo alcune stime fornite da Europa Verde, si parla anche di 20 miliardi di euro tra 2021 e 2022. Per il Movimento Cinque Stelle, il prezzo di vendita medio del gas sarebbe attualmente cinque volte superiore a quello di importazione.

Fare stime precise però non è facile. Esiste ancora oggi il segreto industriale sui contratti di acquisto da parte delle aziende, che impedisce di capire la differenza tra prezzo di acquisto e successivo prezzo di vendita. Un’operazione di trasparenza che sarebbe necessaria in un momento in cui, l'avrai notato forse anche tu, i rincari sono pesantissimi.

Agire sugli extra-profitti non è difficile

Tassare gli extraprofitti significa proprio recuperare parte di questi guadagni e usarli per ridurre il costo dell'energia, sostenendo l'economia (e i tuoi consumi). Per questo motivo il governo potrebbe agire in questa direzione. La posta in gioco è enorme: si rischia di mettere a repentaglio la ripresa dopo due anni di pandemia, ma anche di non riuscire a realizzare i progetti del Pnrr, scritto quando i prezzi dell'energia erano molto inferiori. Così si potrebbe inoltre intervenire sui prezzi senza che lo Stato si indebiti ulteriormente.

Devi sapere che una delle principali aziende implicate, Eni, è di proprietà per oltre il 30% del Ministero dell’Economia. Agire è dunque semplicissimo: il governo lo ha già fatto per le aziende produttrici di energia da fonti rinnovabili, provvedimento molto contestato dalle aziende stesse che si sono viste penalizzate proprio nel momento in cui bisognerebbe incentivare la transizione energetica e cercare di eliminare gli incentivi all'utilizzo di gas. Inoltre, la tassazione degli extra-profitti già stata già proposta dal premier Mario Draghi nell’ultimo Consiglio Europeo di Versailles, ricevendo luce verde dai rappresentanti dei 27 Paesi europei. Una misura simile potrebbe valere su scala continentale fino a 200 miliardi di euro, offrendo un propulsore enorme ai piani di transizione ecologica.

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