Cos’è il reddito energetico, come funziona e in quali regioni è già attivo in Italia

Cos’è il reddito energetico a sostegno delle famiglie meno abbienti, e come può essere utile in questo periodo in cui gli italiani sono alle prese con il caro-bollette?
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Francesco Castagna 12 Gennaio 2023

Cosa ne penseresti se ti proponessero un guadagno a vita legato alla tua fornitura di energia elettrica? Sto parlando proprio del reddito energetico, uno strumento in grado di permettere alle famiglie con un reddito basso di installare pannelli fotovoltaici a costo zero e ridurre quindi i costi delle bollette.

Se rientri in un nucleo familiare con un reddito annuo inferiore ai 20mila euro ISEE, puoi cominciare a risparmiare sfruttando le fonti rinnovabili (pannelli solari e sistemi eolici) per produrre l'energia in casa. Ma di cosa si tratta?

Reddito energetico

Cos'è

Come ti ho appena spiegato, il reddito energetico è a tutti gli effetti un finanziamento pubblico che spetta alle famiglie a basso reddito. L'incentivo permetterebbe di installare fonti rinnovabili sulle abitazioni a costo zero, tramite finanziamenti che coprono il totale dei costi. Si tratta quindi di un modo per ridurre i costi delle bollette tramite l'autoproduzione di energia elettrica. Una misura fondamentale in questo periodo in cui gli italiani sono alle prese con il caro-bollette.

L'idea che un reddito energetico possa sostenere economicamente gli italiani si affianca ad altre esigenze altrettanto importanti, come la difesa dell'ambiente da un eccesso di emissioni e la diffusione di nuove fonti di energia per attuare anche a livello familiare la transizione energetica. Infine, uno strumento come il reddito energetico serve a rispettare i principi di una transizione giusta ed equa per tutti, tale misura infatti serve a contrastare la "fuel poverty", o povertà di carburante o energetica, una condizione in cui gli individui non possono permettersi di pagare le bollette, il che li costringe prima a una riduzione dei consumi energetici e poi al distacco della fornitura.

Il tema è stato già sollevato a più riprese in passato, sia da un rapporto del SIP, il Sindacato italiano dei pensionati, “La povertà energetica e gli anziani. Per una politica integrata di contrasto alla povertà”, sia dalla Banca d'Italia, attraverso delle analisi mirate ad approfondire il fenomeno e le modalità di misurazione della povertà energetica.

Ma come è nato questo termine? Il concetto di “fuel poverty” ha avuto origine negli anni '90, nel saggio "Fuel Poverty: from Cold Homes to Affordable Warmth" la studiosa Brenda Boardman sostiene che le famiglie meno abbienti spendono più del 10% del proprio reddito per pagare le bollette. La fuel poverty viene analizzata tramite tre approcci differenti ma complementari:

  • economico: secondo cui si studia il legame tra la spesa energetica e il reddito delle famiglie, approccio per il quale si pensa di intervenire attraverso la riduzione o esclusione del pagamento della tariffe;
  • urbanistico: che riguarda le scelte di politica urbana ed edile, per il quale vengono proposti interventi di efficienza o riqualificazione energetica;
  • socio-sanitario: si studiano i danni legati al vivere in ambienti insalubri, ovvero dove non sono presenti fonti di riscaldamento.

Come funziona

In Italia è presente una delibera, la Cipe n.7, che prevede la realizzazione del Fondo nazionale reddito energetico, il quale era stato finanziato nel 2020 con una somma di 195 milioni. Le modalità di accesso al fondo sono sostanzialmente due:

  • in conto capitale: incentivi diretti alla realizzazione degli impianti fotovoltaici;
  •  garanzie collaterali a favore di finanziamenti bancari per l’installazione degli impianti.

Per accedervi fino ad Agosto era possibile ottenere un bonus fino a 8.500 euro per le famiglie a reddito basso, ma sono presenti diversi finanziamenti a livello regionale, che però non sono cumulabili con quelli statali. Tutto ciò è possibile grazie ai finanziamenti presenti nel PNRR, che permettono attualmente di poter produrre energia in maniera autonoma.

Dove è attivo

A livello regionale alcune giunte hanno già stanziato dei finanziamenti finalizzati a migliorare la produzione energetica locale. Il Friuli Venezia Giulia, per esempio, ha previsto un fondo di 100 milioni di euro per l’efficientamento energetico dei cittadini residenti.

La Sardegna, con la legge regionale n. 15/2022, ha istituito il reddito energetico regionale che prevede un fondo di 5 milioni per il 2023 e altrettanti per il 2024. Per le famiglie con ISEE inferiore a 35mila euro, il Lazio invece ha stanziato due milioni di euro per il 2023 e cinque milioni per il 2024 per la realizzazione del reddito energetico regionale. In altre regioni sono presenti incentivi per le imprese e per gli edifici pubblici, alcuni esempi sono: la Lombardia, che ha stanziato 30 milioni di euro per l'efficientamento energetico destinato alle micro e piccole imprese e l'Umbria, che ha disposto un fondo di 3,2 milioni di euro per il fotovoltaico nelle imprese.

Il primo esempio di un modello del genere viene dalla Sardegna, con un progetto che nasce nel 2018 a Porto Torres. Nel 2019 è stato messo a disposizione un fondo rotativo da 8mila euro, che ha prodotto risultati entusiasmati, come:

  • l'installazione di 50 nuovi impianti fotovoltaici
  • 65 tonnellate di Co2 in meno
  • € 9.000 di risparmi totali
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