Cos’è un biodigestore: come funziona, cosa produce e quali sono i pro e i contro?

L’Italia con 2mila impianti (l’80% dei quali è in ambito agricolo) è il secondo produttore di biogas in Europa e il quarto al mondo, sull’utilità dei biodigestori è d’accordo anche Legambiente. Vediamo di cosa stiamo parlando.
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Francesco Castagna 12 Gennaio 2023

Hai mai sentito parlare di biodigestori? Nel 2022 si è tornati a parlare dell'importanza di questi impianti, utili insieme ad altri sistemi a ridurre la quantità di rifiuti in discarica. Sulla questione si è pronunciata anche Legambiente, il Presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi, ha detto che "Per avviare l'economia circolare del Lazio bisogna puntare sugli impianti per la gestione delle frazioni più presenti nel ciclo, a partire dai biodigestori anaerobici per la frazione organica, ed è per questo che abbiamo voluto concludere il nostro Ecoforum visitando proprio il primo impianto di questo genere attivato nella nostra Regione ad Anzio".

Cosa sono

I biodigestori sono impianti che, tramite un processo di decomposizione della sostanza organica per via anaerobica (senza ossigeno), convertono i rifiuti organici domestici e gli scarti agricoli in energia termica ed elettrica ed altri output di processo. Nel nostro Paese attualmente i biodigestori sono diffusi prevalentemente al nord Italia.  Alcuni esempi di questo impianto sono quello di Montespertoli, nel Chianti, il più grande impianto di tutto il Paese. Nella Capitale, a Casal Selce, Cesano e Muratella è prevista la costruzione di digestori anaerobici per la frazione organica differenziata. Ma come funzionano questi impianti?

Come funziona

Il processo inizia con l'apertura dei sacchetti dell'immondizia, attraverso una macchina rompisacco. Successivamente c'è un processo di vagliatura, che serve a separare ed eliminare i rifiuti leggeri da quelli di grandi grandi dimensioni. Si passa poi alla deferrizzazione, la fase durante la quale con delle grandi calamite la massa organica viene privata degli eventuali scarti ferrosi. In ultimo c'è l'eliminazione di eventuali scarti non idonei alla digestione: metalli, plastiche.

Grazie a un processo chiamato "digestione anaerobica", ovvero il trattamento della frazione umida senza l'utilizzo dell'ossigeno, il biodigestore, dopo un processo di pre-trattamento e di pulizia, invia l'umido in contenitori sigillati dove sono presenti dei batteri, che favoriscono la trasformazione dell'organico in biogas e digestato. Il biogas viene sottoposto a un processo di depurazione chiamato "upgrading", grazie al quale si ottiene biometano.

La frazione solida che rimane dopo il processo di estrazione del gas, il digestato, viene trattato per essere trasformato in compost. Oltre ai biodigestori, la via alternativa è il compostaggio del materiale organico, fondamentale per i terreni agricoli.

Foto da Wikipedia

Studi a favore e contrari

Questo tipo di impianto ha i suoi pro e i suoi contro, ma come funziona?

Non mancano le critiche a un impianto del genere. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Case Studies in Thermal Engineering, "Uno dei problemi più critici per gli impianti di biogas nella produzione di energia elettrica è lo smaltimento economicamente ed ecologicamente sicuro di grandi volumi di digestato". Un'altra ricerca invece, pubblicata sul Journal of Environmental Science and Health, afferma che "Il biogas può contribuire in modo significativo a ridurre le emissioni di gas serra".

Questo perché, il digestato è preferibile rispetto alla biomassa non trattata. "La trasformazione in biometano può generalmente migliorare la qualità dell'aria e ridurre le emissioni di gas serra; tuttavia, le perdite di metano nei gas di scarico possono influire sulla sostenibilità dell'intero processo", affermano i ricercatori dello studio.

Foto da Wikipedia

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