Costruisce sgabelli con le mascherine usate: così uno studente sudcoreano ricicla i Dpi e protegge l’ambiente

Ogni mese, nel mondo, utilizziamo oltre 130 miliardi di mascherine e quasi il 75% finisce nei fiumi o negli oceani. Il giovane Kim Ha-neul ha trovato il modo per ridare utilità sociale ai Dpi utilizzati: le fonde ad alte temperature all’interno di particolari stampi e assembla oggetti di arredamento.
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Kevin Ben Alì Zinati 25 Febbraio 2021

Una, o magari anche due al giorno per tutta la settimana, poi per tutto il mese, per più mesi. Oggi è praticamente un anno che conviviamo con la pandemia da Coronavirus e uno dei risultati è che ci siamo trovati in un vero e proprio oceano di mascherine, dalle chirurgiche a quelle di stoffa, da quelle bianche a quelle azzurre o fino alle "maschere" tutte colorate. Ma alla fine, la domanda sarà sorta anche a te: una volta tolte e gettate, che fine fanno tutti questi Dpi?

Il giovane Kim Ha-neul ha dato una risposta. Lo studente sudcoreano di 23 anni ha trovato un modo originale e sostenibile per riciclare le mascherine e dare loro una nuova utilità sociale trasformando la plastica di questi dispositivi di protezione individuale monouso in particolarissimi sgabelli.

Da quando le mascherine sono diventate obbligatorie anche all’esterno, ne vengono utilizzate un'infinità. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology dall’inizio dell'emergenza, nel mondo, vengono utilizzate quasi 130 miliardi al mese solo di quelle monouso, senza contare poi tutti gli altri tipi.

In più, secondo l’Onu, praticamente il 75% di queste finisce in discariche o peggio. Se ti ricordi, anche noi ti avevamo raccontato che una grossa fetta di Dpi diventava finiva poi nei nostri fiumi o oppure negli oceani.

Erano numeri che Kim Ha-neul non poteva accettare e così si è dato da fare. Guidato dallo stesso mantra dei grandi rivoluzionari, “parti dal basso per arrivare in alto”, ha cominciato a raccogliere le mascherine all’interno della sua piccola cerchia di amici e conoscenti, poi ha posizionato delle scatole di raccolta nella sua università, la Kaywon University of Art and Design, a sud di Seoul, e ha recuperato anche quelle dei ragazzi di tutto l’ateneo.

L’idea ha avuto successo e in poco tempo ne ha racimolate oltre 10mila.

A quel punto Kim si è messo all’opera. Prima ha smembrato le mascherine staccando il loro strato filtrante in polipropilene, che è una plastica riciclabile. Ha tolto tutte le parti non necessarie, come i cordini di cotone per fissarle dietro alle orecchie o il gancio metallico per farle aderire al naso e poi ha fuso la plastica con una pistola termica a una temperatura di 300 C° all'interno di enormi stampi. Una volta raffreddata, la plastica solidificata ha preso la forma dello stampo in cui è stata inserita e così sono nati le diverse parti dei suoi sgabelli.

Si tratta di oggetti assemblati senza l’uso di colle o resine per tenere tutto insieme e anche i colori e i motivi bianchi, blu e rosa non sono dipinti o disegnati con coloranti o vernici ma derivano dalle mascherine originali. Gli sgabelli di Kim Ha-neul sono realizzati al 100% da mascherine riciclate e ha fatto il conto: 250 Dpi gli servono per dare forma a ciascuna gamba e altre 750 per il sedile.

Quello di Kim Ha-neul è un modo originale e utile per riciclare le mascherine. Il punto, però, è che non dovrebbe essere necessario.