
Agli inizi del Novecento i leoni africani erano 200mila. Quelli rimasti oggi? Meno di 30mila, in tutto il continente. Anche l'Asia, tuttavia, ha il suo piccolo nucleo: nel continente asiatico sono circa 580 gli esemplari di Panthera Leo Persica, una sottospecie ad altissimo rischio di estinzione (come fa sapere WWF).
I numeri, quindi, non fanno ben sperare: questa popolazione felina è in forte declino, nonostante la fama di questo grosso predatore tra i più affascinanti.
Il 10 agosto di ogni anno ricorre la sua giornata: nella Giornata Mondiale del Leone, quindi, è doveroso ricordare la sua importanza per l'ecosistema.
Grande felino sociale, il leone si organizza in branchi di diverse dimensioni, facenti capo a un maschio dominante, con un gruppo di esemplari femmine (imparentate tra loro) e vari leoni giovani.
A procacciare il cibo – nonostante l'immaginario comune – sono le leonesse, e i capi preferiti sono gli impala e altre prede di medie dimensioni (ma non mancano gnu, zebre e animali più grandi, uccisi grazie alla cooperazione). Circa 30 sono i chilogrammi di carne che mangia ogni giorno un leone adulto, 60 chilometri all'ora la sua velocità in corsa e 8 chilometri la distanza dalla quale può essere udito il suo ruggito.
La sua esistenza è oggi minacciata: la IUNC, Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, ha inserito il leone nella lista rossa, ovvero vulnerabile e in continuo calo numerico, essendo scomparso dall'80% delle zone che originariamente lo ospitavano.
Oggi sono solo l'Africa Sub-Sahariana e il Nord Ovest dell'India (con la Panthera Leo Persica citata in precedenza) a rappresentare la casa di questi grandi felini, spesso in zone protette.
I motivi alla base del rischio di estinzione e del brutale abbassamento del numero di esemplari nel corso del Novecento e dei primi anni Duemila sono in primis il bracconaggio selvaggio praticato dall'uomo, come spiegano dal WWF, ma anche la distruzione del suo habitat e la diminuzione del numero delle prede.
Non ultimo, l'indebolimento genetico a causa degli inevitabili accoppiamenti tra esemplari consanguinei all'interno delle aree protette.
Oggigiorno, dunque, è necessario agire, implementando e migliorando la gestione delle riserve, ma anche riducendo i conflitti tra branchi causati dalla prelazione sulle prede, salvaguardando l'ambiente che ospita i grandi felini e contrastando efficacemente il bracconaggio e il commercio illegale di trofei e di parti anatomiche degli animali.