
Prova a immaginare di vivere per vent'anni in una gabbia di cemento. Una gabbia pensata proprio per non farti mai uscire, perché costruita intorno a te, senza nemmeno una porta di accesso. È quanto ha vissuto l'orso bruno Mark che per due decenni è stato chiuso in una gabbia nei pressi di un ristorante a Tirana, in Albania.
E pensare che tutto era iniziato con buone intenzioni. Mark e sua sorella Liza erano originari del nord del Paese e furono portati in quel ristorante per un rifugio: la loro madre era stata uccisa e, per evitare che anche i due orsacchiotti diventassero vittime di bracconaggio, si è pensato di proteggerli. I due orsi, invece, sono diventati un'attrazione per il ristorante Tavola dell'Orso.
Ora, grazie all'intervento dell'associazione Four Paws (che ha dovuto letteralmente aprire un varco nella gabbia) Mark è stato portato nel santuario degli orsi di Arbesbach, in Austria. Sua sorella Liza, purtroppo, è morta un paio di anni fa.
Il ristorante dove erano tenuti prigionieri continuerà a chiamarsi Tavola dell'Orso, ma la gabbia in cui Mark e sua sorella Liza erano tenuti in cattività per “far divertire” i numerosi visitatori sarà rimossa affinché nessun altro orso soffra mai più.
Mark era tenuto in una gabbia piccola, con il pavimento di cemento e condizioni igieniche inadeguate. Non parliamo, poi, del cibo che gli veniva somministrato: del tutto inadeguato.
Al momento Mark è obeso, si muove con difficoltà, è ansioso e diventa aggressivo al minimo rumore. La situazione è peggiorata dopo la morte di Liza. Ora l'orso Mark ha bisogno di cure urgenti per avere una speranza di vita: presenta problemi alle articolazioni, ai muscoli, agli occhi e anche agli organi vitali. Le operazioni di trasferimento non sono state facili: l'orso pesa 250 kg ed è stata necessaria l'anestesia e un adeguato supporto respiratorio.
Commenta Magdalena Scherk-Trettin, coordinatrice dei progetti di salvataggio e tutela degli animali selvatici di Four Paws: “Durante il lungo viaggio, abbiamo notato che Mark era molto calmo e rilassato. Abbiamo fatto soste regolari per il controllo del veterinario che ci accompagnava e lo abbiamo nutrito con frutta e verdura. Dopo aver ricevuto per due decenni una dieta inadeguata a base di avanzi di ristoranti e soprattutto di pane, era un po' riluttante nei confronti delle verdure, ma ha sgranocchiato volentieri l'uva che gli abbiamo dato. Mark avrà il tempo di ambientarsi e il nostro team del BEAR SANCTUARY Arbesbach gli darà tutto il tempo e le cure di cui ha bisogno per riprendersi”.
Ci si augura che situazioni del genere non debbano più verificarsi e che l'orso bruno possa continuare a vivere libero e in sicurezza. E intanto rinfranca il cuore vedere le foto di Mark che tocca per la prima volta la neve.
In apertura: immagine di repertorio di un orso bruno in libertà