Da gusci d’ostrica a barriera corallina: l’idea di riciclo per salvare biodiversità e clima

Un progetto di conservazione ambientale vuole ricostruire le barriere coralline lungo le coste della Louisiana utilizzando uno degli scarti di cui lo Stato è più ricco: i gusci delle ostriche.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Sara Polotti 5 Febbraio 2023

"Oyster shell recycling program": si chiama così, "Programma di riciclo dei gusci d'ostrica", il progetto di conservazione e ripristino ambientale che la Coalition to Restore Coastal Louisiana sta mettendo in pratica. Il senso? Ricostruire artificialmente – con materiali naturali e di scarto – le barriere coralline costiere rovinate dall'intervento umano.

Dal 2014, dunque, lo stato americano sta riciclando le conchiglie di uno dei suoi frutti di mare più consumati, le ostriche, contribuendo al recupero di una barriera utile non solo alla biodiversità marina, ma anche alla popolazione locale, che può beneficiare della protezione da tempeste e disastri ambientali.

Qui ti spieghiamo come e perché.

Cosa sono le barriere coralline

Per capire a fondo l'utilità di questa idea di riciclo, è fondamentale conoscere la funzionalità delle barriere coralline. Si tratta, infatti, di formazioni tipiche delle zone marine e oceaniche tropicali fatte di rocce e altri materiali. Si formano grazie alla sedimentazione degli scheletri calcarei dei coralli, che prima di diventare roccia sono animali polipoidi della classe Anthozoa, phylum Cnidaria.

La loro funzione è sfaccettata: rappresentano un habitat e un rifugio per moltissime specie marine di diverse dimensioni (anche microscopiche) e allo stesso tempo modificano il fondo e le coste.

Da ostriche a barriera corallina

Anche i gusci delle ostriche sono, come gli scheletri dei coralli, delle formazioni calcaree. Potenzialmente, quindi, possono andare a costituire una barriera corallina sedimentando e componendo così delle rocce marine.

L'idea di alcuni scienziati e scienziate della Louisiana è quindi tanto semplice quanto geniale: per ripristinare le barriere coralline lungo le coste, stanno pensando di utilizzare gli scarti delle ostriche, tra i molluschi più venduti come seafood, ovvero frutti di mare commestibili. Invece di gettarli via, questi gusci possono essere raccolti dai ristoranti, venendo poi riciclati per costruire barriere artificiali (ma in materiale naturale).

Naturalmente queste barriere vengono chiamate "coralline", ma di fatto non si tratta di coralli, essendo composte appunto da gusci di ostrica. Il senso, tuttavia, rimane lo stesso.

Il senso e l'obiettivo del progetto

Questo progetto di conservazione ambientale per ripristinare le barriere coralline (messe a dura prova da inquinamento, scelte scellerate e cambiamento climatico) ha l'obiettivo di assicurare l'habitat agli organismi marini, migliorando così la qualità dell'acqua e dell'ambiente oceanico.

Allo stesso tempo, fornisce una protezione dalle forti tempeste e uragani che colpiscono la zona, grazie alla "barricata" che formano ad altezza costiera, arginando i danni delle mareggiate.