Da inquinanti a utili: grazie a uno studio giapponese i rifiuti plastici vengono trasformati in combustibili e cera a temperature più basse

Un nuovo studio realizzato da ricercatori giapponesi mostra come sia possibile trasformare gran parte dei rifiuti plastici in nuovi elementi utili come cera o combustibile utilizzando un composto in grado di abbassare la temperatura di attivazione per i processi di trasformazione delle poliolefine.
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Sara Del Dot 11 Gennaio 2021

Gli usi dei rifiuti plastici, lo abbiamo capito, possono essere infiniti. E infinite sono anche le possibilità di migliorare e implementare sempre di più i processi di realizzazione di questi nuovi usi. La plastica in seconda vita, infatti, è un materiale prezioso che consente di ridurre la produzione di monouso, scarti e materie prime utilizzando invece ciò che altrimenti finirebbe in inceneritore o disperso nell’ambiente.

Lascia quindi ancora una volta ben sperare lo studio pubblicato a dicembre 2020 sulla rivista scientifica Applied Catalysys B: Environmental, dal titolo “Low-temperature catalytic upgrading of waste polyolefinic plastics into liquid fuels and waxes”. In tutti i paroloni che puoi trovare in questo titolo, uno è particolarmente importante per capire di cosa stiamo parlando. Le poliolefine, infatti, in questo studio hanno rappresentato la chiave di volta per capire in che modo declinare la trasformazione dei materiali plastici in nuovi oggetti.

Le poliolefine non sono altro che la grande famiglia di macromolecole all’interno della quale rientrano anche i ben più noti polipropilene (PP) e il polietilene (PE), quei materiali che nominiamo sempre quando parliamo di plastica e inquinamento. Ciò che i ricercatori giapponesi dell’Università di Tohoku e quelli della Città di Osaka hanno cercato di fare, è individuare un nuovo catalizzatore che consentisse di scomporre termicamente i materiali (ovvero renderli lavorabili attraverso il calore) utilizzando temperature più basse rispetto a quelle che si usano di solito.

Per fare un esempio, in questo momento la scomposizione termica delle poliolefine per riuscire ad avvenire in modo efficace ha bisogno di temperature tra i 300 e i 900 gradi. Gli studi dei ricercatori giapponesi invece sono riusciti a creare un nuovo mediatore unendo rutenio (Ru) con biossido di cerio (CeO2) abbassando la temperatura a 200°C. Con questo nuovo catalizzatore è stato possibile trasformare il 92% dei rifiuti plastici, che in gran parte sono diventati combustibili e il 15% è stato mutato in cera.