Da Nestlè a Ferrero, anche le multinazionali del cibo chiedono la fine delle gabbie per gli animali

Una lettera aperta firmata da oltre mille imprese e destinata alle istituzioni europee per far cessare l’utilizzo delle gabbie negli allevamenti animali, in particolare in quelli delle galline ovaiole. Un’iniziativa legata alla campagna End the Cage Age che ha già raccolto le firme di oltre 1,4 milioni di cittadini comunitari.
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Sara Del Dot 18 Marzo 2021

Più di mille imprese alimentari, tra cui i big Ferrero, Fattoria Roberti, Unilever, Barilla, Ikea e Nestlè, hanno presentato all’Unione europea la richiesta di eliminare l’uso delle gabbie negli allevamenti intensivi di animali, in particolare in quelli di galline ovaiole.

Molte di queste, in particolare i dieci colossi che si sono resi portavoce della richiesta, hanno già eliminato dai propri cicli produttivi le uova prodotte da allevamenti in gabbia o si sono comunque impegnate a farlo entro il 2025. Il benessere animale entra quindi finalmente anche nel megafono delle grandi aziende, quelle che hanno in mano un potere fortissimo: quello di essere ascoltate.

La richiesta è stata espressa tramite una lettera aperta indirizzata alla Commissione europea e ai membri del Parlamento europeo, all’interno della quale sono stati elogiati gli obiettivi e le istanze della campagna europea “End the Cage Age”, promossa da Ciwf e da altre associazioni animaliste e ambientaliste, che è stata firmata da 1,4 milioni di cittadini europei (oltre 90 solo in Italia) e che punta all’eliminazione definitiva delle gabbie nei contesti di allevamento e a una revisione totale delle leggi europee sul benessere degli animali. Una revisione che deve venire dall’interno, modificando nel merito i meccanismi che sono stati promossi fino ad ora e che prevedono metodi crudeli e tanta, troppa sofferenza. Sofferenza che poi noi ci troviamo nel piatto.

Le aziende firmatarie del documento hanno anche sottolineato la loro intenzione e disponibilità a condividere la propria esperienza e collaborare per raggiungere questo obiettivo comune. Molte aziende hanno già fatto dei passi avanti sul tema ed è ora il turno dell’Unione europea di mettersi in pari con la volontà dei cittadini e delle aziende stesse.