
“Una mela al giorno toglie il medico di torno”. E quando hai finito di mangiarla? Da qualche anno, grazie a un’azienda bolzanina, potresti ritrovartela nella manica di un giubbotto, nella carta di un quaderno, o ancora nel bracciolo di un comodo divano. Eh sì, perché tra le montagne altoatesine l’azienda Frumat ormai da anni si occupa di recuperare gli scarti delle mele per realizzare nuova materia prima 100% naturale e sostenibile, in un’ottica di economia circolare e lotta allo spreco.
Oggi Frumat riesce a salvare dall’immondizia circa 30 tonnellate di scarti di mele al mese che vengono trasformati in una simil pelle, chiamata “pellemela” che contribuisce alla realizzazione di abiti e accessori come borse, scarpe, ma non solo. La Apple Skin, nata da un’impresa che ha sempre avuto nel cuore l’economia circolare dal momento che ha sempre tenuto al centro la volontà di creare materia prima da rifiuti biologici agroalimentari.
Nella storia dell’azienda, infatti, sono stati testati tanti utilizzi e tanti tipi di scarto. Dai mirtilli all’uva, che però producevano troppi residui, per poi finire alle bucce e ai torsoli che sono diventati prima packaging, poi fazzoletti e tovaglioli, e oggi possono essere direttamente indossati per andare a cena fuori o a una serata di gala. Un lusso, stile e business core totalmente cruelty free e a basso impatto ambientale, di cui gli scarti della mela compongono circa il 50%. E sono tutti a km zero, mantenendo quindi un legame a doppio filo col territorio.
La creazione e utilizzo del materiale ha valso a Frumat diverse collaborazioni con aziende, stilisti e designer che hanno utilizzato l’apple skin per diverse produzioni. Per una moda e uno stile 100% naturali e con un impatto ridotto al minimo. Un modello da replicare dappertutto. Senza sprechi né controindicazioni.