
Farmacisti di professione, vignaioli nell’anima. Sembra un caso curioso, ma a passare dal bugiardino al vino per tornare alla terra e restaurare una tradizione di famiglia, sono in tanti. Tra cui, questi tre: tre esempi tutti italiani di uomini che, dedicatisi per anni alla professione farmaceutica, hanno scelto di investire il proprio tempo libero nel lavoro in terreni e vitigni, spinti dal ricordo di un’infanzia passata assieme ai nonni in mezzo ai campi e viti.
In provincia di Palermo, nel 2005 il farmacista Marco Sferlazzo ha voluto dare vita al suo sogno: produrre vini. Dopo 25 anni da farmacista, tredici anni fa ha scelto di seguire il cuore e restituire vita ai ricordi d’infanzia della vendemmia con il nonno che gli hanno sempre fatto sentire di appartenere a quel mondo, al mondo dell’agricoltura e della vite. Così, si è trovato di colpo nel paesino di Camporeale, dove ha acquistato 10 ettari di vecchio vigneto e un magazzino dismesso. Lì è nata Porta del Vento, azienda agricola forte di un terroir d’eccezione, in cui Marco produce vini autoctoni in regime biodinamico, ovvero nel totale rispetto dei tempi della natura: Catarratto, Nero D’Avola e Perricone, per un totale di 60.000 bottiglie all’anno, vendute in Sicilia, Giappone, Stati Uniti, Canada, Francia, Russia, Norvegia e Danimarca. Se seguire il cuore è stata una scommessa, possiamo dire che Marco l’ha vinta al cento per cento.
Enrico Druetto, 40 anni, di Murisengo, appena finisce di lavorare in farmacia corre a occuparsi delle sue uve. Anche nel suo caso, l’amore per la terra e la produzione del vino deriva dai nonni, presso i quali da piccolo trascorreva le estati e da cui ha ereditato l’incorruttibile amore per la campagna. Dopo la loro scomparsa, Enrico ancora piccolo perde contatto con quei terreni e inizia a studiare farmacia. Ma poco prima di laurearsi, riesce a recuperare una piccola vigna e comincia a occuparsene. Non smetterà mai più. A oggi, Enrico ha recuperato tre vitigni rari, slarina, baratuciat e malvasia moscata, che riesce a curare e a far crescere riducendo al minimo i trattamenti chimici, grazie anche alla conoscenza dei vari agenti che la sua professione gli ha fornito.
Anche per Marino Fogli produrre vino è una tradizione di famiglia che, a un certo punto, andava raccolta e portata avanti. Anche perché l’alternativa sarebbe stata vendere l’azienda Ca’ Nova, fondata dal nonno nel 1925 tra San Giuseppe (in provincia di Ferrara) e i Lidi di Pomposa e Scacchi, e portata avanti dal padre, e Marino non lo avrebbe mai permesso. Così, per 35 anni ha trascorso il suo tempo libero dal lavoro in farmacia tra i 3 ettari e mezzi di viti dell’azienda, lavorando con le proprie mani, per poi, una volta in pensione, aprire una parafarmacia dove ha dedicato uno spazio proprio ai prodotti tipici di San Giuseppe. I suoi vini sono detti vini delle sabbie per il terreno particolarmente sabbioso su cui crescono le viti, probabilmente grazie alla vicinanza dell'azienda al mare. Al momento, Ca’ Nova produce 18.000 bottiglie l’anno, vendute pressoché a livello locale.