
Sono ormai quasi quattro mesi che i forti incendi non smettono di bruciare le coste dell’Australia. Alle porte di quella che dovrebbe essere la “vera” stagione degli incendi sul continente, già milioni di ettari di vegetazione sono scomparsi tra le fiamme, migliaia di abitazioni sono state spazzate via, 25 persone sono morte e, secondo il Wwf, gli animali rimasti vittime del fuoco sono circa un miliardo. Se non abiti in Australia, naturalmente, tutte queste cose le hai potute sapere e vedere soltanto attraverso i media o le immagini diffuse dagli utenti sui social network. Alcune delle quali, sono sicura, ti saranno rimaste impresse più di altre, tanto da farti pensare si tratti soltanto di un brutto film. Invece si tratta della realtà, una realtà di cui alcune di queste immagini sono purtroppo ormai diventate un simbolo.
Se ne sono viste tante, di immagini delle fiamme. Foreste incendiate, spazi devastati, tronchi carbonizzati. Ma è grazie alle immagini satellitari che è stato più chiaro che mai l’impatto e l’estensione degli incendi australiani, che stanno rendendo la zona costiera del continente un vero e proprio braciere.
Sembrano modificate con photoshop ed è quasi impossibile anche solo pensare di uscire di casa e trovarsi sovrastati da un cielo cremisi. Invece è tutto reale. Le immagini del cielo diventato di colore rosso acceso a causa delle fiamme sono in grado di trasmettere l’atmosfera di angoscia in cui tuttora versa parte della costa del continente.
È forse una delle immagini più forti sull’impatto devastante che hanno avuto gli incendi sulla fauna australiana. La fuga di un canguro dalle fiamme viene ostacolata da una rete metallica posta in precedenza dall’uomo. L’animale, che altrimenti si sarebbe salvato, rimane impigliato e muore carbonizzato.
Ormai sappiamo com’è andata a finire, ma il video della donna che si inoltra nel bosco in fiamme per portare in salvo un koala ustionato avevano portato con sé angoscia, paura e speranza. Purtroppo Lewis, il koala diventato presto simbolo degli incendi, non ce l’ha fatta ed è deceduto nel rifugio in cui veniva curato.