Se frequenti spesso la montagna, ti ricorderai facilmente la strada per raggiungere i tuoi luoghi preferiti. Panoramica, piena di curve e tornanti e disseminata, qua e là, da gruppi di case che non di rado hanno le imposte chiuse. Sono circa 5mila i borghi "fantasma" in Italia, secondo un conteggio dell'Università Ca' Foscari di Venezia. 5mila comunità che si sono disgregate e sono confluite piano piano verso le città più grandi, per trovare quei servizi e quelle comodità che il territorio montano non garantiva più. Le abitazioni che restano sono abbandonate del tutto, messe in vendita o utilizzate per la villeggiatura estiva. Ma nel Verbano-Cusio-Ossola, a 1238 metri di quota, c'è una libreria che sta provando a invertire la rotta.
"Mi prendevano per pazzo quando dicevo che volevo creare un vero e proprio percorso lavorativo in alpeggio. È stata una sfida, ma è un territorio che offre tante ricchezze paesaggistiche. È come un foglio bianco, dove si possono tracciare nuove strade sfruttando la creatività e l'ingegno". Una decina di anni fa, Marco Tosi era un libraio che girava per le città alla ricerca di volumi usati, prime edizioni o titoli fuori catalogo. Oggi è un libraio di montagna.
"Mi ricorderò sempre uno dei primi weekend che ho tenuto aperto la libreria – racconta. – Era la prima settimana di maggio, una giornata di pioggia e nebbia. Uno di quei giorni in cui già sai che non si presenterà nessuno. Dopo circa un'ora, bussano alla porta. Entra una famiglia con due bambini piccoli, di 7 e 10 anni. Tutti fradici. Arrivavano da un paesino di 40 abitanti, in Val d'Aosta, e si erano fatti quasi tre ore di auto per visitare il posto. Sono rimasti tutta la mattina e nelle settimane successive hanno organizzato una gita di paese". È l'episodio che segna una svolta: la Libreria Alpe Colle non è solo un luogo dove organizzare eventi estivi, ma una realtà che rimane aperta da aprile a dicembre a presidiare l'alpeggio, terra di passaggio tra il Lago Maggiore e la valle Intrasca.
Gli eventi sono stati appunto il primo passo, l'interruttore che ha fatto accendere il nuovo percorso. Iniziano nell'estate del 2014, 4 o 5 giornate con musica dal vivo e incontri nella baita di famiglia. Una casa che ha già di per sé una storia di radici e resistenza: acquistata dal bisnonno nel 1933, viene rasa al suolo durante il rastrellamento nazista del 1944 e poi ricostruita agli inizi degli anni '50 dal nonno.
Tetto in legno scuro, intonaco bianco e persiane rosso vivo. A guardarla oggi, è soprattutto una casa che trabocca di libri. Appoggiati sugli scaffali, sui davanzali delle finestre o sui bancali all'esterno. Immersa nel verde, ma raggiungibile facilmente in auto e a piedi, l'Alpe Colle vuole offrire un'occasione per vivere la montagna, intesa non come cima da conquistare ma luogo dove fermarsi, prendersi del tempo per sè stessi, immergersi in quel territorio. A partire dallo scorso anno, gli eventi sono spariti dal caldendario: "L'intento era creare maggiore consapevolezza. Non volevo che le persone arrivassero all'alpeggio per partecipare a qualcosa ma semplicemente per viverlo". La forza d'attrazione dei libri, del passaparola e delle relazioni umane ha fatto il resto. "Ogni domenica la libreria era piena di lettori. Al punto che avevo allungato il periodo d'apertura fino a Natale e quest'anno farò altrettanto".
La speranza di Marco Tosi è quella di scatenare un effetto domino, per cui sempre più persone tornino in montagna e provino ad avviare percorsi lavorativi sfruttando la cultura e la creatività. E una prima tessera forse è già caduta. Nella valle vicina ha da poco aperto una realtà simile, con cui l'Alpe Colle si contende il titolo di libreria più alta d'Italia.
Non è stato un salto immediato. Nei 10 anni in cui Tosi ha gestito le librerie in città e organizzato eventi in quota, si è creato uno zoccolo duro di pubblico che ha iniziato a frequentare l'Alpe Colle con assiduità. C'era chi tornava più volte nell'arco della stessa stagione e chi non si perdeva un anno, anche se abitava fuori provincia. "Ogni weekend le persone nuove si mischiavano a quelle che tornavano ed era il segnale che ero sulla strada giusta".
Alla fine si è creata una comunità trasversale, che comprende 18enni e giovani coppie, ma anche famiglie o persone anziane. Si ferma chi va a fare trekking o un giro in mountain bike o chi, semplicemente, vuole trascorrere una giornata in compagnia. Un libro letto in giardino, una chiacchierata, una birra artigianale, un tagliere di prodotti del territorio. "È bellissimo, è la convivialità di montagna. C'è uno scambio continuo con chi viene all'Alpe Colle. Mi contattano sui social, mi chiedono consigli per un'escursione. Stiamo provando a creare qualcosa di diverso, a educare alla bellezza. Oggi la montagna è anche un fatto culturale: devi conoscere la storia, apprezzarne il ruolo, o sarà sempre un luogo anonimo. Se conosco un posto imparo a custodirlo, se invece sono di passaggio lo userò solo per il mio svago".
"Non voglio essere un eremita – prosegue Tosi, – ma tenere un dialogo tra montagna e città. È molto importante riempire il territorio di figure professionali e qualificate, creare una rete di risorse umane. E costruire un sistema che possa reggere questo ritorno".
Servono lavoro, servizi e una politica che si interessi. Una questione non banale per aree disabitate che non portano voti. "Perché rimettere in sesto un bivacco o tenere puliti i sentieri, se poi non ho riscontri elettorali? – chiede retoricamente Tosi, che subito si risponde: – Perché quando si verificano le inondazioni o le frane è colpa anche della mancata manutenzione di boschi e fiumi in montagna. Tutto è collegato, non possiamo semplicemente ignorare una parte di territorio perché non ci garantisce guadagno immediato".
Credits photo: immagine di copertina dalla pagina Instagram @libreria_alpe_colle