
Nanny aveva tanto dolore, troppo. Camminare ormai non era più possibile da tempo ma il male negli ultimi anni era diventato così forte che non riusciva nemmeno più a stare seduta sulla sedia a rotelle.
Il dolore ha spinto quindi Nanny, una donna di 35 anni di origine etiope a volare fino a Bologna.
Il dolore e la speranza di eliminarlo per poter tornare a una qualità di vita accettabile l’hanno spinta a lasciare la sua casa per alloggiare in una stanza dell’ospedale Maggiore bolognese per sottoporsi a un delicato intervento di chirurgia vertebrale.
Nanny, mamma di due bambina, è un’infermiera del reparto di Medicina interna della città di Soddo che dal 2017 ha perso l’uso delle gambe a causa di un gravissimo incidente stradale.
Subito era stata operata ad per la frattura vertebrale all’ospedale di Adis Abeba ma in breve tempo l’impianto in titanio che le era stato applicato si era danneggiato fino a rompersi, provocandole una sofferenza via via sempre peggiore. Il dolore alla schiena era così lancinante che non le consentiva più alcun movimento.
A quel punto si è messa in moto quella che i medici bolognesi hanno definito una una rete solidale: il fratello di Nanny, direttore del Centro di Soddo per Bambini di Strada "Smiling Children Town" si è mosso in prima linea contattando il segretario missionario dei frati Cappuccini delle Marche (Missioni Estere Cappuccini Onlus) impegnati in progetti in Etiopia e nel Benin.
I frati, a loro volta, si sono rivolti all’Ospedale di Montecatone, in Emilia Romagna, dove è stato deciso di intervenire prima a livello chirurgico al Maggiore per rimuovere il vecchio impianto e sostituirlo con uno di nuova generazione.
Nanny è stata quindi trasportata in sala operatoria dove nel corso delle 5 ore sono stati anche inseriti innesti ossei per facilitare la guarigione definitiva della frattura.
Oggi Nanny sta meglio e sente meno dolore. La prossima settimana sarà trasferita all’ospedale di Montecatone per iniziare la riabilitazione al fine di recuperare la maggiore autonomia possibile. Da lì, ripartirà con la sua vita.
Fonte | Ospedale Maggiore di Bologna