Dipingere con lo smog: Alessandro Ricci e la bellezza contro l’inquinamento

Alessandro Ricci da anni raccoglie il particolato che si deposita sui monumenti di Firenze e lo utilizza nelle sue tele per denunciare l’altissimo livello di inquinamento atmosferico: lo abbiamo intervistato e ci ha raccontato come nasce questa forma di Smog Art.
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Gianluca Cedolin 12 Gennaio 2021

Alessandro Ricci non deve spendere soldi per acquistare i colori dei suoi disegni: il nero e i grigi usati per ritrarre Firenze sono purtroppo gentilmente offerti dall'atmosfera che inquiniamo ogni giorno. Cinquant'anni, insegnante di scienze con una passione per il disegno, da vent'anni raccoglie lo smog dai monumenti fiorentini e lo riutilizza per le sue tele. Un hobby, ma anche una profonda denuncia della pessima aria che si respira nel capoluogo toscano (e in generale in tutta Italia): «Ci sono molti artisti migliori di me, sicuramente. Io dipingo per un motivo: far vedere quanto inquinamento ci sia, talmente tanto da poter usare lo smog per fare dei quadri», ha raccontato a Ohga.

Prima disegnava un po' con la china e con le matite, poi l'illuminazione di raccogliere il particolato dalle persiane e dai muri e metterlo su tela. L'idea gli viene suggerita dal contesto: «Se fossi stato al mare avrei fatto dei castelli di sabbia, in montagna probabilmente dei pupazzi di neve, a Firenze c'era lo smog quindi ho usato quello, in protesta contro un mondo soffocato dalle auto». I primi disegni sono stati «una veduta di Firenze e un Ponte Vecchio molte semplice», poi grazie agli amici dei musei ha fatto due mostre, una quindicina di anni fa, a Firenze prima e a Pisa poi, dove ha utilizzato lo smog depositatosi sulla chiesa di Santa Maria della Spina, «un gioiello gotico rovinato dall'inquinamento. Lo smog che annerisce i marmi fa lo stesso con i nostri polmoni», ammonisce Alessandro.

Le sfumature del particolato non sono tutte uguali: «Ci sono strade strette e trafficatissime dove hai dei neri intensi, in altre domina il grigio». Ma come funziona la sua Smog Art? Alessandro strofina del cotone leggermente inumidito sui punti anneriti dallo smog e poi lo stende sulla tela, dove le poveri si attaccano benissimo, attraverso uno stecchino: «Utilizzo sempre lo stesso, non uso plastica per dipingere», ci tiene a specificare. Da sempre appassionato della natura e delle sue bellezze, e quindi della sua tutela, non ama definirsi un artista («faccio qualche quadro ogni tanto, per degli amici») ma nei suoi disegni semplici ma incisivi e nel suo eloquio molto piacevole fa trasparire un candido dispiacere per le nostre decisioni «scellerate» in ambito ambientale.

Nella sua ultima tela, disegnata raccogliendo le polveri dalle persiane di via Masaccio e viale Belfiore, Firenze viene messa sullo sfondo, in primo piano ci sono le automobili, mentre gli aerei la sorvolano: una denuncia contro il progetto di ampliamento dell'aeroporto di Firenze, un'opera destinata «non solo a portare tantissimo inquinamento, ma anche a distruggere un'area umida con tanti stagni e dei magnifici uccelli. Una follia veder distruggere questa bellezza». Alessandro Ricci prova a combatterla attraverso la bellezza dell'arte.

I disegni nell'articolo sono tutti di Alessandro Ricci