Disastro ambientale in California: 500mila litri di petrolio si riversano in mare, uccidendo pesci e uccelli

Dalla mattina del 2 ottobre un’enorme chiazza nera ha invaso le coste del sud della California, arrecando danni gravissimi all’ecosistema e alla fauna locale. Non è ancora chiara la dinamica dell’incidente, ma è probabile che si sia trattato di un malfunzionamento a una piattaforma petrolifera off-shore.
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Federico Turrisi 4 Ottobre 2021

A chi dice che anche le batterie per le auto elettriche e le rinnovabili hanno un costo per l'ambiente andrebbero fatte vedere le immagini che stanno arrivando in queste ore dalle spiagge della California meridionale, e precisamente nei dintorni di Huntington Beach (una delle località predilette dai surfisti), per far capire quanto possa essere devastante per il nostro pianeta l'impatto derivante dall'utilizzo dei combustibili fossili.

A partire dalla mattina del 2 ottobre sono cominciate ad arrivare le segnalazioni di strane chiazze nere in mare. Ben presto, è stato chiaro alle autorità locali che si trattava di un'enorme fuoriuscita di petrolio: le stime parlano di circa mezzo milione di litri di greggio. Come potrai intuire, si temono danni incalcolabili per l'ecosistema, in particolare per le zone umide che ospitano una ricchissima biodiversità. Sulle coste sono già stati ritrovati diversi pesci morti e uccelli marini incatramati.

Sono ancora ignote le cause precise dell'incidente. Si ipotizza che dietro lo sversamento ci sia un guasto a un oleodotto, di proprietà di una compagnia petrolifera texana, vicino alla piattaforma off-shore di Elly, a poco meno di 9 miglia dalla costa californiana.

La National Transportation Safety Board ha inviato una squadra di ispettori per raccogliere informazioni e comprendere la dinamica dell'accaduto. Intanto, il Dipartimento della pesca e della fauna selvatica della California ha ordinato la sospensione immediata delle attività di pesca nelle aree marine colpite dalla fuoriuscita di petrolio, e ai residenti è stato chiesto di stare lontano dall'acqua, di non nuotare o fare surf.

Come sottolinea in una nota Jacqueline Savitz, chief policy officer dell'ong ambientalista Oceana, "questa è soltanto l'ultima tragedia provocata dall'industria petrolifera. È ormai tempo di prevenire le future fuoriuscite di petrolio proteggendo permanentemente le nostre coste dalle trivellazioni off-shore".