Disastro in India, il crollo del ghiacciaio himalayano provoca una devastante inondazione

Almeno 150 persone (ma potrebbero essere molte di più) sono state travolte dall’ondata di fango e acqua che ha distrutto due dighe in costruzione nello stato dell’Uttarakhand, nel nord dell’India. Tutta colpa del cambiamento climatico? Gli ambientalisti chiedono una revisione dei progetti idroelettrici nelle montagne ecologicamente sensibili.
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Federico Turrisi 8 Febbraio 2021

Scatenando tutta la sua forza distruttiva, la natura a volte ci impartisce delle dure lezioni e si riprende tutto quello che le è stato tolto. Ricordi il disastro del Vajont del 1963? Ecco, lo scorso fine settimana lo Uttarakhand, stato dell'India settentrionale a ridosso della catena montuosa dell'Himalaya, ha vissuto qualcosa di molto simile.

Un pezzo di ghiacciaio è infatti collassato, precipitando in un fiume e innescando un'enorme alluvione che ha investito la valle sottostante, nel distretto di Chamoli. I filmati che circolano sui social sono impressionanti: si vede l’onda di piena provocata dall’impatto del ghiaccio franato scavalcare letteralmente la diga e abbattersi con inaudita violenza sulla vallata. L'acqua e il fango hanno travolto tutto quello che incontravano lungo il loro percorso.

Secondo le autorità locali, per il momento sono stati recuperati i corpi di 14 persone morte, ma i dispersi sono almeno 150. Mancano all'appello in particolare decine di operai che stavano lavorando alla costruzione della diga di Rishiganga e a quella di Tapovan. Nella regione dell'Uttarakhand infatti sono in fase di realizzazione diverse centrali idroelettriche.

E qui si innesta il discorso sulle cause di questo disastro. Il principale indiziato è l'aumento delle temperature che ha provocato il distacco di grossi pezzi del ghiacciaio, poi franati a valle. Gli ambientalisti indiani sottolineano però quanto sia rischiosa dal punto di vista ambientale la strategia delle grandi dighe volute dal premier indiano Narendra Modi. L'India, insomma, ha messo gli occhi sulle regioni montane ai piedi dell'Himalaya proprio per sfruttarne l'enorme potenziale idroelettrico, ma senza fare i conti con gli effetti del cambiamento climatico, che aumenta notevolmente il rischio di frane e valanghe. Per questo le associazioni ambientaliste e gli abitanti locali da tempo reclamavano una revisione dei progetti delle centrali idroelettriche. I loro allarmi sono però stati ignorati e questo è il risultato.