Donald Trump ha dato il via libera a trivellare un’area naturale protetta dell’Alaska

Si tratta dell’ dell’Arctic National Wildlife Refugee, il più grande dei 16 parchi nazionali protetti dell’Alaska. Il Congresso a maggioranza repubblicana ha dato l’ok a escursioni e trivellazioni per estrarre petrolio da questo territorio, caratterizzato da ecosistemi fragili e importanti.
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Sara Del Dot 19 Agosto 2020

Volpi, orsi, renne, caribù e tantissime altre specie selvagge rischiano di vedere la loro casa distrutta dalle trivellazioni per recuperare il petrolio che quella terra, da secoli, contiene. Si tratta del paradosso dell’economia, il cui fine non fa che giustificare i mezzi che, in gran parte del mondo, stanno cambiando.

Decisamente in controtendenza con la spinta green avvenuta in tutto il mondo, il cui concetto di base sta nel progressivo, necessario abbandono dei combustibili fossili in favore di fonti rinnovabili e più green, anche questa volta il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non manca di far sentire la sua voce. Una voce che ha dato l’ok alle trivellazioni nel bel mezzo dell’Arctic National Wildlife Refugee, il più grande di 16 National Wildlife Refugees dell’Alaska, nel nord-est del Paese.

Sulla base di una legge approvata nel 2017 dal Congresso a maggioranza repubblicana, saranno quindi messi all’asta i diritti per esplorare e trivellare alla ricerca di oro nero alcune parti di quest’area protetta, che protetta non sarà più.

Questa decisione ha naturalmente destato il disappunto degli ambientalisti, dal momento che quello che presto verrà violato è un luogo che racchiude in sé delicatissimi ecosistemi, con varie specie rare e importanti per la biodiversità della zona. Ecosistemi che, per la caccia al petrolio, potrebbero essere messi in grave pericolo, in un momento storico in cui il petrolio rappresenta il nemico numero uno non soltanto dell’ambiente ma della stessa umanità.