Dopo 600 anni gli ulivi tornano ad essere coltivati ai piedi delle Alpi

Fino al 1400 nel Monferrato, in Piemonte, si coltivavano ulivi. In seguito, un’epoca particolarmente fredda ha determinato l’abbandono di questa coltivazione, fino ai giorni nostri in cui, per gli effetti del riscaldamento globale, gli ulivi sono tornati, a crescere rigogliosi, quasi ai piedi delle Alpi.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gaia Cortese 14 Gennaio 2021

Ci hanno messo circa 600 anni, ma alla fine gli ulivi sono tornati sulle colline del Monferrato, in Piemonte, una zona conosciuta più per il prestigio delle sue vigne e dove difficilmente ci si aspetterebbe la coltivazione di uliveti.

A scommettere sugli ulivi è stata un'imprenditrice di Ponzano Monferrato, Simona Cavallero, che ha riscoperto una tradizione del territorio abbandonata per via dell'abbassamento delle temperature dei secoli scorsi. Oggi, in seguito agli effetti dei cambiamenti climatici in corso, l'aumento delle temperature ha consentito di riportare in auge anche nel Nord Italia una coltivazione tipicamente mediterranea.

Se infatti Puglia, Calabria e Sicilia sono le regioni in Italia dove la coltivazione di ulivi è più diffusa, lo stesso non si può dire del Piemonte dove i principali prodotti agricoli sono il riso, il granoturco, il frumento e alcune varietà di frutta. Difficile quindi scommettere su una produzione di ulivi. Tuttavia, Simona Cavallero, ha voluto accogliere questa sfida il giorno stesso in cui si è accorta che lungo le mura di cinta della sua proprietà c'erano proprio degli ulivi.

Piante non certo tipiche di questa zona, che tuttavia venivano coltivate nelle aree del Monferrato almeno fino al 1400. Il terreno della zona, infatti, si presta alla coltivazione di questa pianta perché è tipicamente calcareo e argilloso, e oltretutto le colline offrono un'esposizione a sud che favorisce la coltivazione sia delle vigne che degli ulivi.

Quello che è successo è che nei secoli, l'abbassamento delle temperature aveva portato all'abbandono di certe coltivazioni, ma oggi con gli effetti del riscaldamento globale è possibile rivedere ulivi anche nelle regioni settentrionali della penisola. Non è certo un motivo per sorridere, visti e considerati i danni che i cambiamenti climatici portano con sé, ma da questa scommessa "riuscita" possiamo in qualche modo ricavare un messaggio importante: bisogna saper osservare la natura, sostenerla e adattarsi alle sue mutazioni, augurandoci però che in futuro queste siano spontanee e sempre meno legate all'azione dell'uomo.