
Janildo Oliveira Guajajara è il sesto Guardiano dell’Amazzonia a essere stato ucciso senza che finora alcun colpevole sia stata ancora punito o arrestato. È stato ucciso sabato scorso ad Amarante, una piccola cittadina di trafficanti di legname vicina al territorio indigeno di Arariboia, nello stato brasiliano di Maranhão.
Il gruppo dei Guardiani dell’Amazzonia è nato una decina di anni fa con lo scopo di proteggere questo territorio dai trafficanti di legname e da chi vuole impossessarsi impropriamente di questa terra. Prima di questo momento, ossia prima che i Guardiani dell’Amazzonia si organizzassero, nella riserva le strade illegali per il traffico di legname erano una settantina, mentre ora sono solo più cinque.
A sostenere l’iniziativa degli Guardiani oggi c’è anche Survival International, associazione attiva nel dare sostegno alle popolazioni indigene, e che chiede che sull’omicidio di Janildo venga avviata un’indagine approfondita.
In questi giorni, insieme ad alcuni referenti di Survival internaltional, uno dei leader dei Guardiani dell’Amazzonia, Olimpio Guajajara, sta girando l’Europa per divulgare informazioni sul lavoro del gruppo, per denunciare i pericoli che affrontano quotidianamente e per ottenere il sostegno internazionale.
“Janildo Oliveira Guajajara lavorava con noi dal 2018. Operava nella regione Barreiro di Arariboia, in un villaggio che si trova vicino al sito di una strada aperta dai trafficanti di legname ma poi chiusa dai Guardiani – hanno spiegato i Guardiani in una dichiarazione -. Da allora, lui e altri Guardiani in quella regione hanno subito minacce costanti, che sono diventate sempre più intense.”
“Per tutti questi anni abbiamo continuato a proteggere il nostro territorio, nonostante le minacce e gli omicidi. Siamo contro la violenza che uccide e distrugge, noi lottiamo per la vita. Il nostro popolo chiede a gran voce giustizia, e pretendiamo un’indagine su questo e su altri crimini commessi…”
“L’ondata di violenza genocida scatenata contro i popoli indigeni dal Presidente Bolsonaro è inarrestabile – ha spiegato Sarah Shenker, ricercatrice di Survival International, che ha accompagnato i Guardiani in alcuni loro pattugliamenti -. C’è un’atmosfera di totale impunità, in cui le potenti forze che rubano le terre indigene – cercatori d’oro, trafficanti di legname, accaparratori di terra, allevatori e imprenditori agricoli – pensano di potere fare ciò che vogliono e farla franca. Vengono attivamente incoraggiati dall’attuale governo brasiliano, e i popoli indigeni in tutto il paese stanno reagendo.”
“Janildo sapeva che avrebbe potuto pagare con la sua vita ma era determinato a essere un Guardiano, perché non vedeva altra possibilità per il futuro della sua famiglia e della foresta – ha continuato Sarah Shenker -. Deve essere fatta giustizia per lui, per Paulo Paulino Guajajara e per tutti gli altri indigeni uccisi nella lotta per la terra. E le persone in tutto il mondo devono schierarsi con ancora più forza per fermare il genocidio in Brasile e le forze globali che lo alimentano: per la sopravvivenza delle tribù incontattate, di tutti i popoli indigeni e delle terre di cui essi si prendono cura così abilmente."