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È vero che sei hai respirato aria inquinata hai diritto a un risarcimento?

Esistono le condizioni per cui è possibile intentare una causa legale nei confronti del tuo Comune o della tua Regione, perché non ha rispettato le norme sull’inquinamento dell’aria previste dall’UE e dall’OMS?
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Francesco Castagna 5 Gennaio 2024

Negli ultimi mesi potresti aver visto alcuni annunci che ti invitano a fare causa al Comune o alla Regione in cui vivi per ottenere un risarcimento. Il motivo? L’aria che respiri è inquinata. Ma è davvero possibile, e soprattutto, è così semplice ottenere un indennizzo? Vediamo di capirci un po’ di più insieme, per vedere se effettivamente è già possibile far valere i propri diritti.

La prima causa legale

Non è la prima volta che sentiamo parlare di cause legali sulla qualità dell’aria. A dicembre 2022, Ohga aveva raccontato la storia di Chiara, cittadina di Torino (la città più inquinata d’Italia, secondo ARPA, a causa della propria posizione geografica: è al centro della Pianura Padana). Chiara aveva portato la Regione Piemonte in tribunale perché le condizioni di salute di suo figlio sarebbero peggiorate enormemente a causa dello smog presente in città. La responsabilità di mettere in atto misure preventive per limitare l’inquinamento e migliorare la qualità dell’aria, infatti, sarebbe regionale. Il suo caso è esemplare, si tratta infatti della prima causa italiana in cui una cittadina porta in tribunale un ente pubblico per mancato rispetto di una normativa del genere.

Chiara si era rivolta all’associazione TorinoRespira, ma attenzione: l'azione legale servirebbe a far valere questa responsabilità della Regione, in questo caso la certezza di poter ottenere un indennizzo non c’è.

La normativa

La prima legge sull'inquinamento atmosferico si chiama "Legge Antismog", e risale al 1966. A misurare in Italia la qualità dell'aria che respiriamo ci sono istituti come ISPRA e ARPA, con delle colonnine che monitorano i livelli di polveri sottili e altri agenti inquinanti/nocivi (PM 2,5 e PM10).

L’organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha stabilito dei valori massimi in merito alla presenza di sostanze inquinanti nelle città: 50 μg/m3, da non superare più di 3 volte in un anno. Secondo i dati del Sistema nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), questi valori sono stati superati in tutte le Regioni italiane negli ultimi anni, fatta eccezione per la sola Provincia autonoma di Bolzano.

Inoltre, l’Unione europea ha previsto diverse direttive che riguardano l’inquinamento atmosferico: 80/779/CEE, 85/203/CEE, 96/62/CE, 1999/30/CE e 2008/50/CE. A tal proposito, esiste una sentenza della Corte di giustizia europea che ha chiarito se e quando i singoli cittadini possano fare ricorso per ottenere un risarcimento.

È possibile ottenere un risarcimento?

A seguito di un’azione legale, intentata da un cittadino francese che aveva richiesto allo Stato un risarcimento di 21 milioni di euro, a causa dei danni alla sua salute per via del mancato rispetto dei valori limite sulle sostanze inquinanti, la Corte di giustizia europea ha specificato che: “I valori limite per la qualità dell’aria previsti dalle direttive 80/779/CEE, 85/203/CEE, 96/62/CE, 1999/30/CE e 2008/50/CE non sono preordinati a conferire diritti individuali ai singoli, ne attribuiscono loro un diritto al risarcimento nei confronti di uno Stato membro per i danni causati in seguito alla violazione del diritto dell’Unione”. Tradotto: i cittadini possono sì intentare un’azione legale, ma per richiedere esclusivamente all’amministrazione competente l’adozione delle misure previste dalla direttiva. Oltre al danno, anche la beffa: l’unico modo che l’Unione europea ha per far rispettare le direttive ai singoli Stati è tramite procedura d’infrazione, che pagheranno i cittadini.