Economia circolare: l’Italia perde il primato di Paese più virtuoso dell’Unione Europea

È stato pubblicato il 4° Circonomia sullo stato dell’economia circolare dei Paesi UE. L’Italia non ne esce bene, il Paese ha fatto diversi passi indietro in tema di sostenibilità ambientale.
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Francesco Castagna 20 Settembre 2023

Nella partita sull'economia circolare l'Italia è stata appena battuta dall'Olanda. A dirlo non siamo noi, ma il 4° rapporto di Circonomia, che segnala come il nostro Paese stia rallentando fortemente, mentre gli altri Paesi dell'Unione europea corrono.

Come ha spiegato Roberto Della Seta, il direttore scientifico dell'organizzazione del Festival: "Più del “sorpasso” olandese, a colpire è il brusco rallentamento del cammino “green” italiano negli ultimi anni. In tutti gli indicatori tranne uno (tasso di riciclo dei rifiuti), dal 2018 in poi corriamo di meno della media dei Paesi Ue"

Della Seta spiega che il peggioramento è spesso dovuto al fatto che consumiamo più materia di quella che produciamo. Ciò accade sia pro capite che per unità di Pil (in controtendenza con gli altri Paesi UE). In più, a influire è la produzione spropositata pro capite di emissioni climalteranti. Anche la crescita sulle rinnovabili procede a rilento, con un +7% sul totale dei consumi contro il +14% dell'Unione Europea, mentre sulla produzione di energia elettrica il peggioramento è assoluto: soltanto un +2,2% sulla produzione elettrica contro il +15,2% europeo.

Nonostante ciò non è tutto nero, l’Italia rimane comunque tra i Paesi europei più avanti nel passaggio a un’economia circolare. È il primo Paese per tasso di riciclo sul totale dei rifiuti prodotti. Sono infatti più che positive le performance di molti consorzi di filiera che gestiscono la raccolta e il riciclo di specifiche tipologie di rifiuto. Su tutti, a brillare particolarmente è il Conou, il Consorzio nazionale degli oli minerali usati, poiché raccoglie "pressoché la totalità dell’olio usato fruibile e ne rigenera in il 98% in nuove basi lubrificanti (in Europa il tasso medio di rigenerazione è inferiore ai due terzi)".

È la transizione energetica italiana a subire una crisi profonda, ancora troppo legata alle fonti fossili: carbone, gas e petrolio. L'Italia è al centro di una tempesta climatica originata da cause antropiche: da una parte aumento dell'effetto serra "e altri gas climalteranti generate a loro volta dall’uso di combustibili fossili e dalla deforestazione".

Non solo, a dispetto di quanto si possa credere, è il Nord la macroregione ad arretrare maggiormente: nel consumo di materia per unità di Pil (rispetto al 2018 cresce del 3% mentre nella media Ue scende dell’8%); nel consumo pro-capite di energia fossile (tra il 2021 e il 2019 cresce dell’1% mentre nella Ue si riduce del 5%); nella quota di rinnovabili sulla produzione elettrica (-3% tra il 2021 e il 2019 mentre nella media Ue cresce del 10%, nelle emissioni climalteranti che crescono sia in termini pro-capite che per unità di Pil mentre scendono nella media Ue.

La macroregione del centro Italia invece, se fosse uno Stato a sé occuperebbe il primo posto nel ranking.

Il commento dell'esperto

"I dati del report Circonomia devono incoraggiarci a implementare azioni e investimenti per migliorare la circolarità delle risorse nel nostro Paese. Se restiamo leader europei nel settore della gestione dei rifiuti, anche se ingenti investimenti servono ancora a coprire il divario territoriale nord-sud, è essenziale ed estremamente urgente investire nelle energie rinnovabili. Il nostro Paese sembra ancora fare troppo affidamento sulle fonti fossili, pur avendo, soprattutto nelle regioni del Sud, il potenziale maggiore di sfruttamento di energia solare ed eolica a livello europeo. Altro punto che deve necessariamente migliorare è quello relativo agli investimenti in ricerca e sviluppo: il nostro Paese investe appena l’1,48% del Pil, contro il 2,26% della media Ue", ha commentato Andrea Di Piazza, esperto di economia circolare per Ohga.

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