Elezioni Francia, come la possibile vittoria del Rassemblement National cambierebbe le politiche ambientali del Paese

In Francia il 1° turno delle elezioni legislative si chiude con la vittoria del RN di Le Pen sul blocco di sinistra. Ma quale sarà il futuro delle politiche di Macron sul clima?
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Francesco Castagna 1 Luglio 2024

Con le elezioni amministrative in Francia potrebbe cambiare il vento, il clima e forse anche la politica ambientale del Paese. Il primo turno delle legislative, che si è concluso il 30 giugno, ha visto come primo partito il Rassemblement National (RN) al 33,1% dei voti, il blocco di sinistra (Nouveau Front populaire, NFP) a circa il 28% dei consensi e Renaissance, la maggioranza di governo di Macron, al 20%. Esulta Marine Le Pen assieme al suo delfino, Jordan Bardella, che potrebbe portare il partito del padre, Jean-Marie Le Pen, per la prima volta nella Quinta Repubblica francese al potere.

Se il risultato ottenuto al primo turno dal Rassemblement National, partito conservatore con posizioni sull'immigrazione particolarmente a destra (tanto da essere definita dalla sinistra come l'erede degli ideali fascisti e dell'intolleranza francesi), dovesse riconfermarsi al 2° turno potrebbe cambiare tutto, anche l'approccio alle politiche ambientali.

Macron ha portato avanti finora una politica sulla transizione ecologica ampiamente contestata da diverse parti: gli agricoltori non sono stati contenti delle politiche sull'agricoltura e ora, dopo aver dominato l'agenda mediatica per mesi, sono stati colti alla sprovvista dalla decisione da parte di Macron di sciogliere l'assemblea nazionale. In questi mesi infatti si sta discutendo la legge sulla politica agricola, già votata dall'Assemblea Nazionale e ora ferma al Senato, attualmente in stand-by per via delle nuove elezioni.

Arnaud Rousseau, presidente della FNSEA, la principale confederazione nazionale degli agricoltori francesi, ha dichiarato in un comunicato che le nuove elezioni apriranno le porte a un periodo di incertezza, ma che comunque la linea dell'organizzazione rimarrà la stessa: "Né diffidenza, né compiacenza, qualunque sia il governo che risulterà dal voto dei cittadini, ma solo l'impegno di promuovere l'interesse delle agricoltrici e degli agricoltori".

Con questo appello l'organizzazione invita la maggioranza di governo a non vanificare gli sforzi fatti finora sulle "attenuazioni sui terreni a riposo, ma anche risposte nazionali, molte delle quali condizionate a leggi (EGALIM, phytos, legge finanziaria…)" ed esorta quindi il governo a rendere ufficiali questi accordi entro il 7 luglio.

Dall'altra parte della barricata, oltre alle proposte ecologiste del Nuovo Fronte Popolare, c'è il Rassemblement National. Bardella è riuscito a smussare molte posizioni di Le Pen, anche quelle sull'ambiente. La logica del candidato del RN è più produttivista e meno critica, di sicuro è lontana dalle posizioni di Marine Le Pen, che nel 2017 aveva attaccato duramente il glifosato e le aziende che "vendono veleno".

Insomma, Bardella è riuscito a cogliere il punto della questione, affermando che questa transizione ecologica non è equa e non porta benefici alle classi meno ricche. Un approccio realista, che ha utilizzato per rendere il tema dell'ambientalismo divisivo, ponendo le classi sociali in antitesi.

"La sfida climatica è una delle grandi sfide della nostra generazione", afferma Bardella in un dibattito tra lui e il primo ministro, Gabriel Attal. L'approccio però è diverso, mentre per Attal il limite sulla vendita delle auto al 2035 è una misura indispensabile per la transizione ecologica, per Bardella sarebbe un colpo di frusta per le classi popolari. Tutto lascia presagire una possibile, in caso di vittoria, opposizione a oltranza contro il pacchetto Fit for 55 del Green Deal europeo.

Il Rassemblement National non si presenta come negazionista climatico, anzi. Il programma presentato lunedì 24 giugno da Bardella contiene almeno 10 punti sulle politiche ambientali, tutti con un preciso obiettivo dichiarato: cercare di abolire, o quantomeno indebolire al massimo le misure contenute nel Green Deal, tra queste, per l'appunto, il divieto di vendita di veicoli termici nuovi nel 2035.

Si aggiunge un pacchetto di misure su cui Bardella vorrebbe lavorare sin da subito, sia a livello nazionale che europeo. Tra queste:

  •  la riduzione del 20% al 5,5% dell'IVA sui prodotti energetici, attraverso una deroga o modifica della direttiva sull'IVA (ciò comunque richiederebbe anni, per via del fatto che la decisione deve essere unanime tra gli Stati membri;
  • sulle rinnovabili la posizione del RN è particolare: da una parte Bardella si schiera contro il rinnovo di parchi eolici che arrivano a fine vita e si assume la responsabilità di una moratoria europea, dall'altra il candidato del Rassemblement National chiede che sul solare vengano applicate barriere doganali "per non penalizzare l'industria europea";
  • Bardella inoltre chiede, sul mercato energetico comunitario, una deroga temporanea alla regola di fissazione del prezzo. La Francia però già gode di una deroga fino alla fine del 2025, similmente a quella concessa alla Spagna e al Portogallo.

Riuscirà il Rassemblement National di Bardella a convincere al secondo turno anche gli elettori più moderati? Il 7 luglio si terrà il secondo turno per l'elezione della camera bassa del Paese, intanto WWF, CAN Europe, EEB, BirdLife e T&E hanno pubblicato uno studio su performance e votazioni dei gruppi politici europei e dei partiti sul Green Deal. Secondo la ricerca, il Rassemblement National sarebbe il partito francese con meno attenzione all'ambiente.