Una pianta esotica sta crescendo nel Po. Si chiama Elodea Nuttallii, nota anche come "peste d'acqua" ed è originaria del Nord e del Sud America. Purtroppo, questa alga sta proliferando nel più importante fiume d’Italia, proprio nel tratto torinese e di Casale Monferrato, a causa delle condizioni climatiche estreme (siccità e caldo), che si sono verificate nel mese di luglio. In Piemonte, è inserita nella Black list- Management List, cioè nell’elenco di specie esotiche presenti diffusamente sul territorio, per le quali bisogna evitarne l’utilizzo e a cui possono essere applicate misure di contenimento ed interventi di eradicazione in aree circoscritte.
L'Elodea Nuttallii è un'alga ornamentale spesso utilizzata negli acquari, ma anche in molti laghetti, stagni e corsi d’acqua a scorrimento lento. La sua dispersione nei fiumi è stata voluta dall’uomo per rilascio volontario (coltivazioni ornamentali) o accidentale, come l’ abbandono di scarti vegetali o lo scarico dell'acqua di pulizia degli acquari, la tracimazione di stagni ornamentali in corpi idrici naturali. É originaria delle Americhe. Si tratta di un’erba acquatica perenne sommersa e radicata al fondo (idrofita radicante), caratterizzata da fusti fogliosi con foglie sessili intere lanceolate e appuntite. Ama le zone soleggiate, perché la luce favorisce la crescita della biomassa vegetale, ma tollera anche condizioni di bassa intensità luminosa, di torbidità oltre che di schermatura da parte di altre piante acquatiche.
La pianta colonizza soprattutto le acque eutrofiche, ma può tollerare alti livelli d'inquinamento organico ed elevato pH: in queste condizioni mostra la maggiore invasività. In Italia è presente in cinque regioni quali Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e nella Provincia Autonoma di Trento. Il principale vettore naturale di dispersione lungo corsi d'acqua e laghi è la corrente.
L’Elodea Nuttalii, così come tutte le specie esotiche invasive, si adattano molto bene al mutare delle condizioni ambientali e crescono rapidamente a spese delle piante autoctone in sofferenza. Può di conseguenza mettere a dura prova l’ecosistema fluviale, soffocando la flora autoctona, impoverendo la comunità macrofitica, alterando la complessità strutturale della vegetazione acquatica e di conseguenza avendo un impatto sulla comunità animale. Si sta lavorando per evitare la riproduzione, la diffusione e la colonizzazione proprio per non compromettere l’habitat naturale del Po.