Energia marina in Italia: a che punto siamo?

Qualche impianto al largo delle coste, tante idee e prototipi da testare, un potenziale enorme. Con i suoi quasi 8.000 km di coste l’Italia potrebbe imporsi come stato capofila dell’utilizza dell’energia proveniente dal mare.
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Sara Del Dot 27 Giugno 2020

È tra le fonti principali di energia rinnovabile al mondo, vero e proprio simbolo di potenza e carica. Il mare e l’energia che produce potrebbe infatti giocare un ruolo fondamentale nella transizione ecologica in corso che punta verso un’energia pulita.

E non soltanto in un modo: infatti, si può recuperare energia dal mare tramite il movimento delle correnti marine con l’utilizzo di pale o turbine posizionate in acqua, si può sfruttare l’innalzamento o l’abbassamento del livello del mare attraverso centrali mareomotrici, si può raccogliere il moto ondoso con impianti sommersi e apparati galleggianti, utilizzare la differenza nella concentrazione del sale e addirittura la differenza di temperature.

Tuttavia ad oggi l’energia marina non è ancora tra le più utilizzate, principalmente a causa delle strutture richieste, molte delle quali ancora in fase sperimentazione. E si sa, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Con quasi 8.000 km di coste a disposizione, l’Italia è quasi totalmente circondata dal mare e presenta dei punti davvero favorevoli alla raccolta di energia, situazione che rende il nostro Paese territorio perfetto per l’utilizzo di questa rinnovabile. Certo, il dislivello e la profondità non raggiungono quelle dell’oceano, ma il potenziale c’è.

E per come stanno le cose al momento, potremmo cavarcela molto, molto meglio.

Di impianti, infatti, al momento non ce ne sono tanti. Ad esempio, nel novembre del 2015 largo di Marina di Pisa è stato installato un impianto che raccoglie energia dalle onde realizzato dalla start up 40South Energy. Si tratta di una struttura più piccola del normale, funziona h24 e raccoglie energia sufficiente per coprire il fabbisogno di 40 famiglie. Sempre in Toscana, dal 2013 è presente un impianto per raccogliere energia dal moto ondoso a Punta Righini, di fronte a Castiglioncello.

Tuttavia, la situazione potrebbe sbloccarsi presto dal momento che enti di ricerca come Enea, Cnr e Rse e anche università, da anni lavorano per sviluppare e sperimentare prototipi per la raccolta dell’energia dalle onde e sfruttare il potenziale incredibile che le coste italiane offrono, in particolare la zona dello stretto di Messina e il mare al largo della Sardegna.

Proprio recentemente il primo rapporto del progetto europeo triennale Oceanset 2020 che analizza investimenti e sviluppo di 11 Paesi europei ed è finanziato da Horizon 2020 dell’Unione europea, ha rilevato che l’Italia si trova al primo posto tra i paesi mediterranei e al secondo in tutta Europa per finanziamenti pubblici all’energia marina.

Insomma, il potenziale c’è, gli investimenti pure. Ora non resta che gettare l’ancora.