Esondazioni, trombe d’aria, allagamenti e frane: cosa c’entra il cambiamento climatico con gli eventi meteorologici estremi?

I nubifragi e le alluvioni che si sono abbattuti sull’Italia nei giorni scorsi avvengono anche a causa della crisi climatica. Ne parliamo con la climatologa Marina Baldi.
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Gianluca Cedolin 2 Settembre 2020

L'Adige che esonda e blocca l'autostrada del Brennero, costringendo quattrocento persone a sfollare temporaneamente da Egna. La tromba d'aria a Marina di Massa, costata la vita a due bambine per il crollo di un albero. Gli allagamenti e le frane in Friuli Venezia-Giulia, con oltre mille interventi dei pompieri in tre giorni. A cavallo tra la fine di agosto e l'inizio di settembre, l'Italia sta vivendo una situazione complicata per il meteo e gli agenti atmosferici. Accadono eventi meteorologici molto intensi, diventati frequenti e spesso devastanti negli ultimi anni: una delle principali ragioni di essi va cercata nel cambiamento climatico. Abbiamo chiesto a Marina Baldi, climatologa del Consiglio nazionale delle ricerche, come la crisi climatica che stiamo vivendo influisce su questi fenomeni, amplificandoli.

Come si formano le tempeste

Per capire cosa centri la crisi climatica con i nubifragi e le alluvioni, bisogna partire dall'inizio, analizzando la genesi di questi eventi estremi: «Delle grandi perturbazioni umide e fresche sono arrivate nel Mediterraneo, dall'Atlantico, come sempre accade tra fine estate e inizio autunno, coinvolgendo la Spagna, la Francia e poi il nostro territorio – illustra la climatologa Baldi, tra le altre cose ricercatrice dell'Istituto di biometeorologia del Cnr e presidente dell'Associazione geofisica italiana -. Queste perturbazioni si sono incontrate in Italia con un risucchio di aria calda dal Nord Africa: lo scontro tra le due masse d'aria ha fatto acquistare maggior violenza alla perturbazione sul Tirreno, dove la grossa depressione formatasi ha causato le piogge dei giorni scorsi». In sostanza, il sovrapporsi di una perturbazione fresca con il caldo anomalo (ma ormai normale) e costante che abbiamo in estate genera eventi atmosferici violenti.

Il legame con la crisi climatica

Con queste premesse, risulta facile capire che la crisi climatica, creando ondate di calore lunghe e intense, influenzi il normale ciclo delle perturbazioni. «Un aumento di un solo grado della temperatura dell'aria – aggiunge l'esperta – crea tantissima energia disponibile, che provoca i nubifragi». Inoltre, il mar Mediterraneo di oggi, a causa del riscaldamento globale, raggiunge temperature alte, che non aveva 30-50 anni fa: «Questo fa aumentare l'evaporazione e quindi l'acqua nell'atmosfera che diventa precipitazione».

La mano dell'uomo

Gli effetti delle nostre azioni si vedono non solo sull'aumento della temperatura, che causa quanto abbiamo visto sopra, ma anche nelle esondazioni, nelle frane, negli smottamenti che gli eventi atmosferici estremi si portano dietro: «L'abbandono delle campagna, la mancata pulizia dei fiumi, l'edificazione sfrenata, senza seguire criteri idrogeologici rigidi, la deviazione di corsi d'acqua: tutte queste sono “cause culturali” dei disastri di questi ultimi anni – spiega Baldi -. Se costruisci vicino a un vecchio alveo fluviale, per quanto questo sia secco, con una pioggia forte l'acqua ritrova il suo percorso naturale». Poi ci sono anche ragioni fisiche, a cominciare dalla complessa orografia italiana, quella che causa di frequente nubifragi in una regione come la Liguria, dove «anche una piccola perturbazione che va a impattare sul territorio incontra le montagne, e quindi scarica tutta l'acqua che ha».

Le soluzioni possibili

Per combattere eventi atmosferici come quelli degli ultimi giorni, dice la climatologa del Cnr, bisogna innanzitutto distinguere i due problemi, «quello scientifico, della crisi climatica, per i quale dobbiamo lavorare tanto sulla mitigazione, riducendo drasticamente le emissioni dei gas, quanto sull'adattamento, che vuol dire per esempio cambiare i cicli agricoli, usare nuovi strumenti per coltivare in base alle condizioni atmosferiche; ma anche seguire i sistemi di allerta della Protezione civile». E poi bisogna intervenire sul problema definito dalla climatologa «tecnico-culturale, agendo sulla prevenzione delle concause delle frane, degli smottamenti». Una doppia sfida da combattere a livello personale e soprattutto istituzionale, in fretta, altrimenti i fenomeni intensi di questo genere sono destinati ad aumentare ancora.