
Ha 24 anni, le mancano cinque esami per laurearsi in Scienze biologiche e all’ambiente è sensibile sin da quando era piccola. Come tutti, Federica Gasbarro ha conosciuto Greta Thunberg attraverso la televisione, ma a differenza di tanti altri ha deciso di non rimanere ferma ad aspettare e un venerdì è scesa in piazza a manifestare. Da quel primo giorno, venerdì dopo venerdì, Federica è diventata una dei portavoce del Fridays for Future romano e il 19 aprile ha incontrato Greta nella stessa piazza in cui ogni settimana porta avanti la sua lotta. Abbiamo parlato con Federica per farci raccontare la sua esperienza all’interno del movimento e le difficoltà di portare avanti la battaglia per il clima in una città come Roma.
Io sono nata e cresciuta in una famiglia che è sempre stata molto attenta ai temi ambientali e al rispetto della natura, quindi sicuramente sono stata spinta in questa direzione sin dall’inizio. All’università, poi, ho scelto di frequentare Scienze biologiche, un percorso che inevitabilmente ti porta a conoscere l’ambiente e il mondo che ti circonda a 360 gradi. Nonostante questo, non avevo mai avuto l’occasione di spingermi oltre, di fare qualcosa di pratico, almeno fino a quando non mi sono imbattuta in un servizio televisivo che parlava di Greta e della sua iniziativa. Era un progetto giovane, realizzato solo da ragazzi, completamente apartitico… Così ho deciso di scendere in piazza anch’io a dare il mio contributo.
Tutto è iniziato quando un venerdì sono semplicemente scesa in piazza per partecipare al Climate Strike. Lì ho parlato con alcuni dei ragazzi presenti, dando la mia disponibilità e proponendo il mio aiuto per varie attività. Da quel momento abbiamo iniziato a vederci regolarmente, a organizzare delle assemblee. Pian piano sono diventata una dei portavoce del movimento.
Fare una stima precisa degli attivisti di Roma è difficile, perché c’è gente che si aggiunge sempre e non tutti partecipano ogni venerdì. In linea di massima come età si va dai 14 fino ai 26 anni. Il fulcro nevralgico è composto dai noi sei portavoce e da un’altra ventina di persone che gestiscono i vari gruppi di lavoro, a cui comunque si aggiungono sempre nuove persone. Per farti un esempio, c’è il gruppo tecnico che si occupa di gestire palco, luci e suono nei grandi eventi, c’è il gruppo artistico che organizza performance teatrali e musicali… Le persone fisse non sono molte, ma di volta in volta, anche a seconda dell’evento, si aggiungono altri partecipanti che danno il loro contributo. È tutto molto libero.
C’è sempre un gruppo di ragazzi che cantano e suonano. In pratica mettono in scena dei piccoli show: propongono cover di canzoni, modificano brani famosi applicandovi testi riscritti sui cambiamenti climatici. Poi ci sono altri attivisti che fanno brevi discorsi, parlando ai passanti che si sono avvicinati perché attratti dalla musica. È un po’ come la manifestazione dell’altro giorno con Greta, però su piccola scala.
Per quanto riguarda noi attivisti del movimento di Roma, sicuramente la sua presenza ci ha uniti molto. Parlando invece del movimento nazionale in generale, la partecipazione di Greta ha aiutato il Fridays for Future a essere riconosciuto di più. A venire ufficialmente legittimato. Prima agli occhi degli altri eravamo solo un gruppetto di ragazzi senza alcun potere, che scendevano in piazza per passare il tempo. L’arrivo di Greta invece ha dato un valore aggiunto alle nostre manifestazioni, anche dal punto di vista politico. Ha stato un segnale importante.
Sì, senza dubbio. Perché fino a prima dell’assemblea costituente c’era un piccolo gruppo di ragazzi che fungeva da coordinamento nazionale e prendeva le decisioni per tutti. Non eravamo liberi al 100%. Con l’assemblea è stata lasciata maggiore libertà a tutte le realtà locali. Non c’è più un coordinamento nazionale ma semplicemente i portavoce delle singole città si confrontano tra loro per trovare le soluzioni migliori a problemi anche a livello locale, capire come altri hanno risolto lo stesso problema. Insomma, sicuramente l’assemblea ci ha dato maggiore autonomia e libertà.
A livello scientifico ci stanno offrendo un grande aiuto degli scienziati, con i quali vorremmo organizzare delle vere e proprie piccole lezioni in piazza. Come fossero tante pillole sul clima. Poi ci piacerebbe ampliare le tematiche affrontate, passando dai cambiamenti climatici alle varie forme di inquinamento, che poi è tutto collegato. Il fatto che sia una piazza molto grande sicuramente non gioca a nostro favore, perché è tutto molto dispersivo. Ma fino ad ora siamo riusciti a cavarcela bene, evitando anche strumentalizzazioni varie.
Secondo me ognuno deve fare del proprio meglio. Se noi a livello individuale dobbiamo impegnarci a usare meno plastica, a muoverci di più con i mezzi pubblici o a scegliere la bicicletta, dall’altra parte anche le istituzioni devono fare la loro parte. Perché noi lavoriamo a livello microscopico, loro a livello macroscopico. Ad esempio, se io voglio impegnarmi a usare la bicicletta, tu devi darmi la possibilità di farlo mettendomi a disposizione una pista ciclabile. È in questo senso che dobbiamo lavorare.