
Nessuno deve morire da solo. È questa la missione di Casa Francesca, associazione no profit sulle colline astigiane che si prende cura di cani e gatti disabili e terminali. Abbiamo incontrato Francesca che ha iniziato a fare volontariato in un canile all’età di vent’anni e che ci ha spiegato come è iniziato il suo amore per gli animali meno fortunati.
“Il primo cane che ho adottato aveva 15 anni. Facevo i turni al canile e c’era questo meticcio di piccola taglia, Itomi, con mille paure e varie problematiche. Ho iniziato a interagire con questo cane e ho deciso di portalo con me. Ha vissuto con noi fino a 23 anni", racconta Francesca.
"La casa famiglia è mia e ce ne occupiamo io e mio marito che già lavora in un canile. Ospitiamo cani e gatti anziani, seriamente malati o terminali. I disabili gravi, infatti, hanno scarsa richiesta di adozione; di buono c’è che ultimamente vengono adottati anche cani con disabilità motoria, mentre per i terminali sono pochissime le persone disposte ad occuparsene".
In genere ci prendiamo cura di animali che, dopo svariati appelli su Facebook, sono ancora in attesa di un’adozione perché magari affetti da patologie gravi. Molti gatti sono affetti da carcinoma, una malattia che spaventa perché è un tumore cutaneo, deturpa diverse parti del corpo, come il naso o le labbra, o si manifesta con gonfiori di una certa entità. In questi casi è necessaria una terapia antinfiammatoria e antidolorifica. I gatti arrivano da colonie o rifugi, a volte sono abbandonati dagli stessi proprietari perché si capisce dal loro comportamento socievole che sono abituati a vivere in un contesto domestico. Questi animali hanno tra pochi mesi e, al massimo, un anno di vita. Quando iniziano a soffrire di solito hanno davanti pochi giorni o al massimo settimane e in alcuni casi, se le cure palliative non funzionano più, li accompagniamo alla morte.
Vengo contattata dai proprietari di cani o gatti per avere consigli, a volte mi capita anche di dare solo un supporto morale, ma non bisognerebbe spaventarsi della malattia e della morte. Possiamo dare una buona vita a un animale, offrendogli il meglio e accettandone la morte.
Sono riuscita a migliorare la gestione dei sentimenti e dell’emotività. È stato necessario farsi un po’ di corazza. In verità non credo di fare qualcosa di speciale. Non la vedo come una cosa strana. Non la vivo così.
In associazione siamo in sette, e ognuno di noi fa qualcosa per questi animali in difficoltà. Vorremmo trasmettere il messaggio di non avere paura. D’altronde quando si prende con sé un animale, si sa che prima o poi invecchierà e potrà sviluppare diverse patologie. La morte è un evento naturale: siamo noi a soffrire, l’animale vive in modo diverso la vecchiaia, la disabilità e la morte. Ho visto gatti con un tumore giocare fino ai loro ultimi giorni. Bisognerebbe entrare nella loro ottica e non patire il distacco.