Fughe di gas dal Nord Stream: quali sono i possibili danni per l’ambiente?

Tre sono le fughe di gas registrate nel mar Baltico e provenienti dai gasdotti Nord Stream 1 e 2. Nessuno dei due impianti era in funzione, ma i condotti erano colmi di gas naturale sotto pressione. Quali sono ora i rischi per l’ambiente?
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Giulia Dallagiovanna 28 Settembre 2022

Aggiornamento del 29/09/2022

Una quarta fuga di gas è stata scoperta all'interno della zona di giurisdizione svedese del mar Baltico. Si trova abbastanza vicino alla prima falla emersa già ieri e sarebbe stata provocata dalla stessa ondata di esplosioni. Almeno tre secondo il sismologo Björn Lund. Il governo tedesco teme che i due gasdotti, Nord Stream 1 e 2, siano diventati inutilizzabili per sempre. Ancora non è chiaro quanto tempo sarà necessario prima che si riescano a ripare i danni e a fermare le fuoriuscite di gas naturale.

Greenpeace intanto ha stimato un potenziale impatto climatico da 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti nell'arco dei prossimi 20 anni. "Pari alle emissioni annuali di 20 milioni di automobili nell'Ue", scrive l'ong in un tweet.

Articolo del 28/09/2022

Nell'epoca in cui gli impatti della crisi climatica sono visibili anche a occhio nudo, il gas viene utilizzato come arma all'interno di una guerra. La nostra dipendenza dai combustibili fossili ci ha impedito di imporre sanzioni più decise alla Russia, mentre il Cremlino, dal canto suo, chiude i rubinetti lamentando problemi agli impianti. L'ultimo capitolo potrebbe essere stato scritto in questi giorni, quando ci si è accorti di tre grandi perdite ai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 che trasportano il metano fino all'Europa. Non vi sono ancora prove che permettano di affermare con certezza che si tratti di un sabotaggio, ma i sospetti aumentano di ora in ora e non senza ragione. Così, gli interessi geopolitici ricadono sull'ambiente. Di nuovo.

Le fughe di gas

Le fughe di gas rinvenute al momento sono tre e si sono verificate tutte nel mar Baltico, dove passano i condotti del Nord Stream 1 e 2. Entrambi di proprietà della società energetica Gazprom, collegano la Russia con l'Europa e, più nello specifico, con la Germania. Il secondo, per la verità, non è mai entrato in funzione dal momento che Berlino ha sempre negato le autorizzazioni necessarie. Il primo invece non era operativo a causa dei lavori di manutenzione che Mosca sosteneva di non riuscire a portare a termine. Entrambi però erano colmi di gas naturale sotto pressione.

Le prime due perdite, vicino all'isola danese di Bornholm, erano state registrate già nella notte tra domenica e lunedì, ma sono diventate evidenti nel primo pomeriggio di martedì quando il mare al di sopra dei punti danneggiati ha iniziato a ribollire. Lo mostra chiaramente un video diffuso dal Ministero della Difesa svedese, mentre un comunicato dell'esercito danese ha informato che le aree di mare interessate sono comprese tra i 200 metri e il chilometro di diametro. Proprio in acque svedesi, inoltre, è avvenuta la terza perdita.

Probabili esplosioni

Björn Lund, docente di sismologia presso la Swedish National Seismic Network, si dice sicuro che siano state delle esplosioni a provocare i danni agli impianti e le conseguenti perdite. Ipotesi avvalorata anche dalle stazioni di misurazione sismologica in Svezia e in Danimarca, che hanno registrato movimenti attribuibili a forti esplosioni sottomarine. In effetti le immagini diffuse dal governo svedese sembrerebbero lasciare poco spazio alle alternative.

All'origine vi sarebbero improvvisi cali di pressione nei gasdotti. Circostanze che, secondo Berlino, non possono essere ritenute delle coincidenze. La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ha parlato invece più direttamente di "atti di sabotaggio", aggiungendo che "ogni azione deliberata di danneggiamento alle infrastrutture energetiche europee è inaccettabile e condurrà alla risposta più forte possibile". Dello stesso avviso sono la premier danese Mette Frederiksen e la sua omologa svedese Magdalena Andersson, che ha già annunciato l'avvio di un'indagine preliminare per sabotaggio, ma, aggiunge la ministra degli Esteri Ann Linde, "non speculiamo su chi possa esserne responsabile".

Dal canto suo il Cremlino avvalora l'ipotesi sabotaggio, naturalmente dal lato ucraino del conflitto, e sottolinea la necessità di "un'indagine urgente per una situazione senza precedenti".

L'impatto ambientale

Di "danni senza precedenti" ha parlato l'azienda Nord Stream ag, l'operatore dei due gasdotti, indipendente rispetto a Gazprom. La domanda che ci stiamo ponendo noi però riguarda l'impatto ambientale di questo episodio. La Commissione UE, nelle parole del suo portavoce Tim McPhie, per ora si dice preoccupata per "l’impatto potenziale della fuga di metano, un gas con effetti importanti sui cambiamenti climatici e l’inquinamento dell’aria". Per un report dettagliato dovremo attendere la fine delle analisi da parte dei reparti della marina militare dei due Stati coinvolti.

Un rendering della costruzione del Nord Stream 2

Sembra ad esempio che le perdite di gas siano ingenti, ma non è ancora possibile quantificare la reale entità della fuoriuscita. L'associazione ambientalista Deutsche Umwelthilfe ha riferito all'agenzia di stampa Dpa che "il gas naturale è metano, che si dissolve parzialmente in acqua e dunque non risulta tossico. Più in profondità si trova la perdita, maggiore è la porzione che si dissolve nell'acqua". Ma aggiungono: "Quando il metano si solleva dalla superficie del mare e viene emesso in atmosfera, controbuisce in modo massiccio all'effetto serra".

Per la verità, anche se rimanesse nelle profondità del mar Baltico, potrebbe creare un disequilibrio dell'habitat e minacciare le specie che abitano quell'area. Secondo la biologa marina Irene Novaczek, quando la quantità di gas che si dissolve in acqua supera 1 mg/l, diventa altamente tossico per gli esseri viventi. Confonde e disorienta i pesci, rendendoli incapaci di fuggire. Può penetrare facilmente all'interno del loro organismo, provocando sintomi da avvelenamento nel giro di una ventina di minuti e mettendo a rischio la loro capacità di galleggiare. Nei prossimi giorni dunque potermmo assistere a una moria di pesci e crostacei, mentre i planctons sono in grado di resistere fino a che la concentrazione non raggiunge i 2 mg/l.

Quando si creano condizioni di bassa temperatura e alta pressione, inoltre, il gas può legarsi con l'acqua e formare gli idrati. In questo caso, le particelle si possono accumulare al di sotto di uno strato di ghiaccio e rimanere intrappolate fino alla primavera, quando il calore ne permetterà l'evaporazione sotto forma di metano. Il metano è 28 volte più capace di intrappolare calore rispetto all'anidride carbonica e ha un impatto maggiore sull'effetto serra.