Giornata mondiale della neve: quali sono i progetti in corso per salvare i ghiacciai?

Il 15 gennaio 2023 ricorre la Giornata mondiale della neve, ma quali sono attualmente in Italia e nel mondo i progetti per mettere al riparo i ghiacciai?
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Francesco Castagna 15 Gennaio 2023
Intervista a Antonella Senese Ricercatrice dell'Università degli Studi di Milano

È gennaio e forse anche tu avevi in mente di organizzare insieme ai tuoi amici o parenti una settimana bianca, o anche semplicemente un weekend sulla neve. Ma cosa succede se i posti per andare a sciare sono sempre meno? Purtroppo, a causa del cambiamento climatico, è sempre più difficile trovare delle mete turistiche di questo tipo, tanto che gli impianti sciistici rimasti hanno alzato i prezzi delle stazioni sciistiche.

“Affrontare i rincari, per aziende che sono energivore e che concentrano i consumi per 5 mesi all’anno, è uno sforzo che rischia di andare al di là delle nostre capacità e possibilità. E il rischio è che le aziende più piccole non ce la facciano…. Chiediamo con forza che il governo riconosca in modo formale le aziende funiviarie quali energivore e le aiuti ad affrontare questa situazione di difficoltà che, purtroppo, non dipende dalla capacità imprenditoriale”, ha detto a settembre Giuliano Grani, presidente di ANEF Emilia Romagna.

Secondo ANEF, il costo dell'energia nei bilanci degli imprenditori funiviari passerà a pesare dal 10% al 30%, contando anche che i rincari degli skipass dal 5% al 12% non riescono a coprire il caro-energia, ma soltanto l'inflazione.

Il 13 gennaio 2023 l'Università di Padova ha diffuso un nuovo studio in cui si afferma che, nell’ultimo secolo, la durata del manto nevoso si è accorciata di oltre un mese. In sostanza, non c'è mai stata così poca neve nelle Alpi negli ultimi 600 anni.

La ricerca "Recent waning snowpack in the Alps is unprecedented in the last six centuries" (pubblicata su Nature Climate Change) dell’Università di Padova e dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna, coordinata da Marco Carrer, ecologo forestale dell’Università di Padova e primo autore dello studio, mostra un lavoro straordinario.

Gli autori dello studio, Marco Carrer e Michele Brunetti, spiegano che sono state incrociate le misure degli anelli di accrescimento della pianta del ginepro, che può superare anche i 400 anni, con un modello di permanenza del manto nevoso. In questo modo sono riusciti a ricostruire le condizioni di innevamento degli ultimi 600 anni. La conclusione è che ciò che stiamo vivendo ora non era mai capitato per tutto quest'arco di tempo. Per cercare di contrastare il fenomeno, esistono alcuni metodi per rallentare lo scioglimento dei ghiacciai legato al riscaldamento globale.

I teli geotessili

Si tratta di una soluzione ancora poco diffusa e messa in dubbio da alcuni scienziati, ma comunque in Italia viene già utilizzata per alcuni ghiacciai. I teli geotessili sono una tecnica che serve a ridurre l'ablazione, ovvero la progressiva perdita della massa di un ghiacciaio. In Italia dal 2008 vengono utilizzati questi teloni protettivi sul ghiacciaio del Presena, in Lombardia, e da 12 anni anche sul ghiacciaio del Rodano.

Grazie a un sistema del genere, negli ultimi 15 anni, sul Presena i teli geotessili hanno permesso la riduzione del 52% dell'ablazione. Negli ultimi anni i gatti delle nevi hanno posizionato ulteriori teli geotessili, passando da 40.000 metri quadri nel 2014 a 100mila metri quadri nell’estate 2019.

Cannoni sparaneve

Quella dei cannoni spazzaneve è una soluzione che non basta da sola a salvaguardare i ghiacciai, ma se usata insieme ad altre soluzioni, come i teli geotessili, può essere un ottimo alleato per contrastare lo scioglimento del ghiaccio. In Antartide alcuni studiosi avevano proposto già negli anni precedenti di intervenire con questa tecnologia per i ghiacciai di Thwaites e Pine Island, due dei più grandi dell’Antartide che sono in stato di osservazione poiché hanno un ruolo fondamentale per evitare l'innalzamento del livelli dei mari.

Anche il climatologo olandese Johannes Oerlemans sta provando a preservare un ghiacciaio in Svizzera tramite l'utilizzo di neve artificiale. Si tratta del ghiacciaio del Morteratsch, dove lo studio ha sviluppato un sistema per cui, come spiega in un'intervista, "l'acqua non viene pompata e quindi non c'è bisogno di elettricità. Usiamo l'acqua di scioglimento che si accumula in un laghetto in quota, che grazie a un dislivello di 200 metri ci giunge a une pressione di 20 bar".

Additivi chimici e batteri

In alcuni casi sono stati aggiunti degli additivi chimici per rallentare la fusione dei ghiacciai. Il problema però, ci spiega Antonella Senese, Ricercatrice dell'Università degli Studi di Milano, è che "la neve quando fonde rilascia quelle sostanze chimiche, che vanno a finire nel ciclo idrologico, nei ruscelli e nei torrenti. L'impatto è visibile sia sulla fauna che sulla flora d'alta valle, in prossimità della zona, ma anche nell'acqua che beviamo dai nostri rubinetti".

La ricercatrice ci spiega che esistono anche dei batteri positivi, nel senso che riescono a degradare il DDT, il pesticida che si usava negli anni '80 e che, trasportato in quota, è precipitato con la neve sui ghiacciai.

Ora il ghiaccio che si sta sciogliendo contiene tracce di questa sostanza, rilasciando il DDT che noi pensavamo di aver eliminato vietandone l'uso. "Tutte le tecniche per evitare la fusione dei ghiacciai comportano un impatto. Un ghiacciaio non è solo un archivio climatico, ma un vero e proprio ecosistema, sul ghiacciaio vivono insetti, lieviti, batteri e larici", spiega Senese.

Inoltre, un ghiacciaio, per essere definito tale, deve anche muoversi. Il movimento è una caratteristica intrinseca del ghiacciaio. Per questo motivo noi adesso vediamo il DDT che si era accumulato negli anni '80, perché la sostanza si era accumulata a monte e ora, con lo scioglimento del ghiaccio, sta scendendo a valle. Un altro fattore per capire se un ghiacciaio è in via d'estinzione è il fatto che progressivamente diminuisce la velocità di spostamento.

Ridurre le emissioni di CO2

Non c'è dubbio che tutte le soluzioni proposte siano comunque temporanee, e che per intervenire in maniera strutturale per contrastare lo scioglimento dei ghiacciai serva cominciare ad adottare soluzioni per fermare il riscaldamento globale. Questo a fronte dell'ultimo allarme dell'Unesco, che ha avvertito che "Un terzo dei ghiacciai iscritti nel patrimonio mondiale dell'Unesco scomparirà entro il 2050, qualunque sia lo scenario climatico".

Se l'umanità vorrà salvaguardare questi patrimoni ambientali dovrà impegnarsi ad adottare misure che limitino l'aumento della temperatura entro 1.5 C° entro il 2030. Ma come fare? Con delle politiche che, secondo lo scienziato Johan Rockström, prendano sul serio l'urgenza di andare "ben oltre il net-zero, per diventare net-negative, eliminando gradualmente i combustibili fossili e costruendo pozzi di carbonio a un ritmo esponenziale in tutto il mondo".