
Leggerissimi, piccoli, sottili. In apparenza totalmente innocui, i sacchetti di plastica fanno parte della nostra quotidianità, da sempre. Li usiamo per portare a casa la spesa, ce li danno nei negozi dopo che abbiamo fatto shopping, li impieghiamo per metterci l’immondizia. Un utilizzo quasi superfluo, che dura in media 12 minuti, appena il tempo di un viaggio dal negozio fino a casa, ma che tuttavia partecipa in larghissima parte all’inquinamento da rifiuti plastici che sta soffocando il Pianeta.
Ultimamente le notizie di cetacei, tartarughe o uccelli marini morti per aver ingerito troppa plastica si sprecano. E, se ci fai caso, al momento di elencare il tipo di rifiuto che il loro stomaco conteneva al momento del ritrovamento, il sacchetto non manca mai. Per questo motivo, e per molti altri, nel 2009 l’associazione inglese Marine Conservative Society ha introdotto la Giornata mondiale senza sacchetti di plastica il 12 settembre.
Lo scopo della giornata era sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di questo problema, che soffoca i mari di tutto il mondo avvelenandoli e compromettendone la biodiversità, spingendo le persone a non usare né accettare sacchetti in plastica almeno per un giorno.
Certo, nel corso dei dieci anni trascorsi dalla sua istituzione la sensibilità è aumentata e i comportamenti si sono man mano modificati. Non a caso, questo oggetto estremamente inquinante per la cui scomparsa dall’ambiente sono necessari fino a 200 anni di attesa, è stato incluso nella lista degli oggetti in plastica monouso banditi dall’Unione Europea a partire da gennaio 2021. Tuttavia già diverse amministrazioni hanno deciso di sbarazzarsene imponendo al suo posto un’alternativa compostabile, ovvero rispondente ai criteri previsti dalla normativa UNI EN 13432:2002, che definisce i requisiti per gli imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione.
In Italia, nell’agosto del 2017 è entrata in vigore la normativa 123/2017, una legge di conversione del decreto legge 2017 n.91, inserita nel più ampio d.lgs. n. 152/2006 ed entrata in vigore a gennaio 2018, che ha regolamentato l’uso e la commercializzazione dei sacchetti di plastica leggeri e ultra leggeri. È la ragione per cui a partire da quella data nei supermercati non hai più trovato sacchetti di plastica per contenere frutta e verdura sfuse, ma solo buste in materiale compostabile al costo di qualche centesimo a carico del consumatore.
Per il resto, in Italia sono commercializzatili e acquistabili tutti i tipi di buste in materiale biodegradabile e compostabile, borse riutilizzabili negli esercizi alimentari che contengano almeno il 30% di plastica riciclata, borse riutilizzabili negli esercizi che non vengono generi alimentari che abbiano almeno il 10% di plastica riciclata e uno spessore superiore a 100 micron, borse ultra leggere biodegradabili e compostabili composte per almeno il 40% di materia prima rinnovabile.
Quindi, sebbene la plastica sia un materiale il cui utilizzo cerca di essere sempre più ridotto e il riciclo incentivato, sono ancora troppe le realtà che non si sono convertite al 100% compostabile e biodegradabile, e la scelta di non contribuire all’inquinamento ricade spesso esclusivamente sul consumatore. La Giornata mondiale senza i sacchetti di plastica serve proprio a questo. A sfidarti, anche solo per un giorno, a rifiutare di utilizzare o comprare i sacchetti di plastica, ingegnandoti sulle alternative possibili. Che, credimi, sono diverse.
A questo punto, giustamente, ti chiederai in che modo tu possa evitare radicalmente di usare un sacchetto in plastica se questo ti viene offerto mentre fai la spesa. Bene, devi sapere che fare acquisti in modo sostenibile è possibile, basta un po’ di accortezza e un po’ di buona volontà. Per aiutarti, ecco qualche piccolo consiglio.