Gli antichi Egizi hanno inquinato il Nilo per costruire le piramidi

Per costruire le piramidi gli antichi Egizi hanno inquinato il fiume Nilo. A dirlo è un recente studio che ha documentato il primo caso di contaminazione da metalli.
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Redazione 10 Settembre 2024

Sapevate che per costruire le piramidi gli antichi Egizi hanno inquinato il fiume Nilo? A renderlo noto è uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica, “Geology, che ha documentato il primo caso di contaminazione da metalli. Le ragioni sono da ricercare nell’attività metallurgica che si svolgeva nell'area di Giza e più precisamente, dove sorgeva l’antico porto di Khufu.

Come gli antichi egizi hanno inquinato il Nilo

Nel corso di uno scavo nel 2019, i ricercatori hanno individuato quello che a oggi rappresenta il primo caso di contaminazione di metalli per mano dell’uomo. Questa scoperta dice molto sulla persistente e secolare lavorazione dei metalli in quell’area. Grazie alla raccolta dei dati sedimentari si possono ottenere informazioni sul popolo egizio, piuttosto che su l'élite faraonica.

Christophe Morhange, archeologo dell’università di Aix-Marseille, sottolinea che i dati sedimentari sono importanti quanto i monumenti per comprendere la storia. Attraverso l’impiego di traccianti geochimici, i ricercatori hanno indagato le attività di lavorazione dei metalli nell’area intorno all’antico porto di Khufu. Il porto sorgeva in un tratto del Nilo oramai scomparso, nelle vicinanze dell’altopiano di Giza.

L’infrastruttura era fondamentale per il trasporto dei materiali ma era anche sede di un centro di produzione di utensili in rame. Per migliorare la durata di utensili quali scalpelli, lame e trapani, il rame veniva legato con l’arsenico così da conferire loro maggiore resistenza e longevità.

Cosa è emerso dallo studio

Grazie all’utilizzo della spettrometria di massa a plasma accoppiato induttivamente (ICP-MS), una tecnica che serve a determinare la concentrazione di elementi chimici in un campione, è stato possibile misurare i livelli di rame, arsenico, ferro, alluminio e titanio. Per stabilire un quadro cronologico, sono state utilizzate sei datazioni al carbonio-14.

È stato così possibile far risalire l’inizio della contaminazione da metalli al 3265 a.C. Questa datazione anticipa di oltre 200 anni l'inizio della lavorazione dei metalli nell’area di Giza rispetto a quanto si sapeva prima.

Secondo i ricercatori, il picco di contaminazione da metalli è stato raggiunto durante la fase finale della costruzione delle piramidi, dunque, intorno al 2500 a.C.. Questa contaminazione è persistita fino al 1000 a.C.

Alain Véron, geochimico dell'Università francese di Aix-Marseille, ha detto: “Abbiamo trovato la più antica contaminazione da metalli a livello regionale mai registrata nel mondo”. Lo studioso ha spiegato che i livelli di rame erano 5 – 6 volte superiori rispetto a quelli che si troverebbero in natura in assenza di attività umane.

Andrew Shortland, archeologo dell'Università di Cranfield, ha sollevato qualche dubbio sullo studio. Shortland, che non ha partecipato alla ricerca, ha espresso qualche perplessità sulla cronologia proposta. In particolare Shortland ritiene che sei datazioni al carbonio-14 non siano sufficienti.

Ha parlato, invece, di uno studio ben fatto e condotto con cura, Dominik Weiss, geochimico dell'Imperial College di Londra. Weiss ha apprezzato la sinergia tra geochimica e storia per approfondire la comprensione della vita quotidiana degli egizi.

Articolo di Vincenzo Borriello