
Dopo un periodo inaspettatamente lungo nello spazio, gli astronauti Butch Wilmore e Suni Williams sono finalmente tornati sulla Terra, segnando la fine di una missione molto diversa da come era stata pianificata. I due erano partiti il 5 giugno 2024 a bordo della navetta Starliner della Boeing, con l’obiettivo di restare in orbita solo otto giorni. Tuttavia, problemi tecnici emersi durante l’attracco alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) hanno costretto l’equipaggio a rimanere nello spazio per un periodo molto più lungo del previsto.
La missione era stata concepita come un test operativo del veicolo Starliner, il nuovo vettore spaziale realizzato da Boeing per il programma della NASA. Il volo doveva servire a verificare i sistemi di bordo e le capacità di attracco con l’ISS. Ma l’inaspettato ha trasformato la missione in una vera e propria sfida.
Durante l’attracco, sono stati rilevati guasti tecnici che hanno compromesso il rientro programmato, costringendo Wilmore e Williams a prolungare la permanenza sulla Stazione Spaziale per settimane.
Ora che gli astronauti sono rientrati, la NASA potrà analizzare in dettaglio gli effetti fisici e fisiologici di questo prolungamento. Tra gli aspetti più rilevanti da osservare:
Un effetto curioso e ben documentato riguarda l’aumento dell’altezza degli astronauti dopo lunghe permanenze nello spazio. In assenza di gravità, la colonna vertebrale si distende, provocando un allungamento temporaneo del corpo fino a 3-4 centimetri. Una volta tornati sulla Terra, con il ripristino della gravità, la statura torna gradualmente alla normalità.
Questo cambiamento, sebbene reversibile, è un importante indicatore degli effetti biomeccanici della microgravità, e viene studiato attentamente dalla NASA per comprendere meglio l’adattamento del corpo umano in condizioni spaziali.
L’episodio ha sollevato interrogativi sulle affidabilità della navetta Starliner, che già in passato aveva subito ritardi e test problematici. Boeing, in collaborazione con la NASA, ha avviato una revisione completa dei sistemi di bordo per identificare e risolvere le criticità emerse durante la missione.
Il rientro di Wilmore e Williams rappresenta un traguardo importante, ma anche un’occasione unica per studiare l’impatto di lunghi periodi nello spazio sul corpo umano. I dati raccolti saranno preziosi per lo sviluppo di future missioni spaziali e per perfezionare le tecnologie impiegate nei viaggi orbitale e interplanetari.