Gli escursionisti disturbano troppo gli animali delle montagne: loro quindi “scelgono” di vivere di notte

Installate sulle Dolomiti del Trentino occidentale, 60 fototrappole dimostrano che, d’estate e in piena stagione turistica, la fauna di montagna cambia le sue abitudini di vita: orsi, volpi, cervi e non solo evitano le zone frequentate dall’uomo e diventano più notturni.
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Martina Alfieri 3 Febbraio 2023

Aumenta l’escursionismo in alta montagna e gli animali decidono di uscire durante la notte per evitare di incontrare persone. Secondo una ricerca condotta dal MUSE di Trento e dall’Università di Firenze, le attività ricreative praticate dall’uomo sulle Dolomiti disturbano la fauna selvatica al punto da modificarne le abitudini di vita.

Le Dolomiti del Trentino occidentale sono sempre più affollate, soprattutto d’estate. Attraverso 60 fototrappole installate tra il 2015 il 2022 nei mesi estivi, in un’area molto frequentata dagli escursionisti, i ricercatori hanno potuto valutare i comportamenti della fauna selvatica nel tempo.

In particolare sono state monitorate otto specie. Orsi, cervi, camosci, caprioli, tassi, volpi, lepri e faine, nonostante le loro diversità, hanno mostrato risposte simili al disturbo provocato dall’uomo: anziché uscire di giorno, rischiando di imbattersi nelle persone, gli animali scelgono di uscire di notte anche quando si trovano più vicini ai centri abitati.

I risultati delle analisi  – spiega Marco Salvatori, dottorando dell’Università di Firenze in collaborazione con il MUSE e primo autore dello studioci mostrano che delle oltre 500mila foto raccolte in 7 anni di ricerca (dal 2015 al 2022) il 70% ritrae persone e il tasso di passaggio umano di fronte alle fototrappole è stato 7 volte superiore a quello della specie selvatica più comune nell’area, la volpe, e addirittura 70 volte superiore a quello dell’orso, la specie che è risultata più raramente fotografata”.

Il passaggio delle persone inoltre non differisce fra le fototrappole presenti all’interno del Parco Naturale Adamello-Brenta e quelle poste al di fuori, dimostrando, come prevedibile, una potenziale pressione anche all’interno dell’area protetta”, continua Salvatori.

Allontanarsi dagli habitat maggiormente coinvolti dalle attività umane e vivere di notte, però, può comportare, per gli animali, maggiori difficoltà di movimento, una regolazione non ottimale della temperatura corporea, e maggiori difficoltà nella ricerca di cibo.

È importante dunque imparare a riservare agli animali i loro spazi e interferire il meno possibile con la loro esistenza. Gli autori dello studio consigliano ad esempio di limitare l’accesso ad alcune aree dei parchi naturali nei periodi più delicati per la fauna selvatica.