
Negli ultimi 50 anni gli eventi metereologici estremi hanno provocato più di 2 milioni di vittime. E il trend con cui questi fenomeni si verificano è in costante crescita. L'Organizzazione mondiale della meteorologia, che fa capo all'ONU, ha diffuso i dati riguardo al periodo di tempo compreso tra il 1970 il 2021: in totale, sono stati registrati quasi 12mila disastri naturali, per perdite economiche complessive che raggiungono i 4.300 miliardi di dollari. Il 90% delle persone colpite proviene dai Paesi in via di sviluppo, ma l'Italia non è esclusa da questo fenomeno, come la recente alluvione in Romagna ci sta dimostrando.
Proprio in occasione della riunione del Consiglio dei ministri sulla situazione in Emilia-Romagna, l'Osservatorio CittàClima di Legambiente ha aggiornato il conteggio sugli eventi estremi in Italia: 1.674, dal 2010 a oggi, tra grandinate, gelate anomale, ondate di calore, siccità e inondazioni. Per rendere meglio l'idea, potremmo dire che se ne è verificato uno ogni tre giorni, ma non sarebbe una corretta rappresentazione della realtà. Circa un quarto di questi sono concentrati nell'ultimo anno e mezzo e il 2022 ne ha visti il 55% in più rispetto al 2021. E ancora, gli ultimi 7 mesi ne hanno conosciuti 171, contro i 132 che erano stati registrati più o meno nello stesso periodo del 2022. In altre parole, la frequenza sta visibilmente aumentando.
Uno studio del Cnr pubblicato a gennaio su Nature Communication ha dimostrato la crescita di questi episodio anche in termini di intensità e violenza. Non solo, è emerso, di nuovo, il legame con il riscaldamento globale e la crisi climatica.
In Romagna, per la precisione, di eventi estremi se ne sono verificati due a distanza di pochissimi giorni. Due episodi di precipitazioni abbondanti che, in alcune zone, hanno fatto cadere fino a 500 millilitri di pioggia in 36 ore: in 15 giorni si è riversata su Cesena, Faenza e Forlì l'acqua che di norma cade sul territorio nell'arco di 6 mesi. Ci sono sicuramente altri fattori che hanno contribuito al disastro a cui stiamo assistendo: l'eccessiva cementificazione, la scarsa manutenzione del letto dei fiumi, la conformazione stessa dell'area in quanto pianura alluvionale. Il cambiamento climatico però è stato determinante. Nel prossimo futuro siamo destinati a vedere immagini di fiumi senz'acqua seguite da quelle di case ricoperte di fango sempre più spesso.
Anche per questo motivo, Legambiente giudica i risultati come: "preoccupanti visto che l'Italia a oggi continua a rincorrere le emergenze, pagando anche in termini di vite umane".
E se l'obiettivo dell'Onu è quello di garantire sistemi di allarme precoce a tutte le popolazioni a rischio entro il 2027, Legambiente traccia una lista di priorità per il governo italiano: "Investire in prevenzione, adottare subito il piano di adattamento al clima, ancora in standby, stanziando le adeguate risorse economiche per attuarlo ad oggi assenti e approvare una legge contro il consumo di suolo".