Gli incendi in Australia hanno ridotto lo strato di ozono dell’1%: cancellati i miglioramenti ottenuti in 10 anni

Secondo uno studio del MIT di Boston, le particelle di fumo emesse dagli incendi divampati in Australia tra il 2019 e il 2020, durante la cosiddetta Black Summer, avrebbero eliminato una parte dello strato di ozono corrispondente a quella che era stata recuperata nei 10 anni precedenti grazie agli sforzi fatti per ridurre le emissioni.
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Martina Alfieri 2 Marzo 2022

In molti ricorderanno la Black Summer del 2019, l’estate australiana caratterizzata da incendi devastanti che, oltre a distruggere circa 175.000 km2 di paesaggio, hanno avuto conseguenze sull’atmosfera che stiamo ancora pagando. Secondo un nuovo studio realizzato dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, le colonne di fumo rilasciate dai maxi incendi hanno danneggiato lo strato di ozono: sono salite fino a 35 km oltre la superficie terrestre, disperdendo oltre un milione di tonnellate di particelle nell’atmosfera – pari all’effetto di un’eruzione vulcanica. In totale, tra il 2019 e il 2020 si stima che le particelle contenute nel fumo abbiano eliminato l'1% di ozono.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, ha dimostrato per la prima volta come il fumo provocato dai roghi possa innescare reazioni chimiche nella stratosfera in grado di contribuire alla distruzione dello strato di ozono che protegge la Terra dalle radiazioni ultraviolette.

Anche se l'ozono è presente in piccole concentrazioni in tutta l'atmosfera, la maggior parte (circa il 90%) si trova nella stratosfera, da 10 a 50 chilometri sopra la superficie terrestre. Lo strato di ozono, filtrando la maggior parte delle radiazioni UV dannose del Sole, è fondamentale per la nostra vita sulla Terra.

"Gli incendi australiani appaiono l'evento più grande finora ma, mentre il mondo continua a riscaldarsi, ci sono tutte le ragioni per pensare che questi incendi diventeranno più frequenti e più intensi", ha dichiarato la ricercatrice del MIT Susan Solomon. "È un altro campanello d'allarme – proprio come lo è stato il buco dell'ozono antartico – che mostra quanto le cose stiano peggiorando".

Come precisato nella nota del MIT che presenta lo studio, gli sforzi fatti a livello mondiale negli ultimi 10 anni in termini di riduzione delle emissioni avevano portato proprio al recupero dell'1% circa dello strato di ozono: significa che sono bastati gli incendi australiani presi in esame dallo studio per annullare di fatto tutti i progressi ottenuti tra il 2010 e il 2020. Inoltre, la preoccupazione è che la situazione precipiti nei prossimi anni: proprio nei giorni scorsi, l’ONU ha lanciato un allarme, dichiarando che da qui al 2100, a causa dei cambiamenti climatici, gli incendi violenti aumenteranno del 50%.

Nonostante l’ozono si rigeneri in parte ogni anno, sarà importante impegnarsi per contenere gli effetti dei cambiamenti climatici e prevenire maxi incendi come quelli che hanno colpito l’Australia, in modo da incidere il meno possibile sulla presenza di questo gas essenziale per tutti gli esseri viventi.