Gli italiani cominciano a preferire l’acquisto di frutta e verdura sfuse per ridurre la plastica

La scelta di consumare cibo confezionato sta abbandonando progressivamente l’abitudine degli italiani. Ce lo rivela un nuovo sondaggio Ipsos/Marevivo, un’indagine su quanto le persone ora preferiscano acquistare prodotti sfusi piuttosto che imballati.
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Francesco Castagna 6 Settembre 2023
Intervista a Raffaella Giugni Responsabile delle Relazioni Istituzionali Marevivo

Cosa succede se a un italiano metti di fronte frutta e verdure sfuse o confezionate? Ce lo rivela un nuovo sondaggio condotto da Ipsos e commissionato da Marevivo nell’ambito della campagna nazionale #BastaVaschette. Secondo i dati dell'istituto e dell'associazione, "potendo scegliere tra le due opzioni di acquisto, la stragrande maggioranza degli italiani (78%) opta per lo sfuso e solo il 22% per il confezionato".

In Italia circa l'82% delle persone dichiara di consumare quotidianamente frutta e/o verdura. Ma ogni volta che si acquistano prodotti del genere si consuma anche un numero rilevante di plastica, per via delle vaschette con cui sono imballati questi alimenti. Essendo la grande distribuzione, secondo le risposte al sondaggio, il canale più utilizzato dai consumatori, i dati ci mostrano come il consumo annuo di vaschette monouso per l'imballaggio valga annualmente oltre 1,2 miliardi. Oggetti dannosi per la maggior parte dei casi, poiché composti da materiali non riciclabili che fanno male sia all'ambiente, sia a noi, poiché possono contaminare gli alimenti, rilasciando sostanze dannose per la salute degli esseri umani.

Ma cosa convince gli italiani ad acquistare i prodotti sfusi, e cosa manca invece per evitare che comprino alimenti confezionati? Secondo quanto emerge dalle risposte degli intervistati, a portare gli italiani ad acquistare prodotti senza confezioni sono diversi fattori: la scelta della quantità esatta di prodotto da consumare e "la possibilità di constatare con certezza la qualità di tutti i prodotti che si stanno acquistando".

Ciò che invece porta ancora gli italiani a prediligere le vaschette monouso è: una maggiore garanzia di igiene e una riduzione dei tempi d'attesa. Ma se la seconda opzione può essere vera, la seconda non ha alcun fondamento scientifico. Abbiamo contattato Raffaella Giugni, Responsabile delle Relazioni Istituzionali Marevivo, per capire il perché.

Giugni, ci può spiegare cosa chiedete al Governo Meloni? 

Noi abbiamo realizzato questa campagna perché vogliamo sensibilizzare le persone e il Governo affinché si riduca l'uso di imballaggi monouso, in questo caso specifico la campagna opera nell'ambito di quelli per la frutta e la verdura. Ci siamo resi conto che c'è una crescita notevole di questo tipo di imballaggi, se ne producono circa 1 miliardo e 200 milioni l'anno, per un prodotto che tutto sommato non ne avrebbe bisogno. Vorremmo che questo tipo di imballaggi venga regolamentato, come stanno facendo già sia Francia che Spagna. Ad esempio, chiediamo di non fare packaging sotto il kilo e mezzo, ma comunque evitarlo dove non è necessario. Tutte queste confezioni spesso non sono riciclabili, quindi non ci puoi fare nulla dopo. In più, con questa quantità di plastica monouso che continua ad aumentare, anche il miglior sistema di riciclo non può essere in grado di smaltire una quantità di plastica tale che viene prodotta.

Dal sondaggio sono emersi dati interessati sulle abitudini di consumo degli italiani. Quasi la maggior parte preferisce lo sfuso, ma qual è il problema? Che nei supermercati si trovano solo frutta e verdura imballate, anche volendo fare una scelta diversa non possono.

Da un po' di tempo si può ordinare la spesa a casa. In quel caso vi state muovendo anche con delle catene di distribuzione? 

Nello specifico non ci siamo ancora mossi, perché vale la stessa regola dell'acquisto in loco: anche se ordini la spesa a casa dovresti poter ricevere il prodotto sfuso in sacchetti compostabili. È provato inoltre che il fatto di riceverla già confezionata non permette di scegliere la quantità. Chi ci dice che si fa per non sprecare il cibo mente, perché se io voglio una mela e non la trovo ne devo comprare quattro. Alla fine in qualche modo si alimenta lo spreco alimentare.

Ma la vaschetta garantisce maggior igiene come credono gli italiani?

No, perché di fatto è provato scientificamente che le vaschette di plastica possono rilasciare sostanze nocive. La plastica può inquinare il prodotto che si consuma. La frutta poi ha il suo involucro naturale, basterebbe lavarla per risolvere il problema. Finora del resto tutti siamo andati ai supermercati per comprare prodotti sfusi e a nessuno è successo qualcosa di particolare. Io credo che più che altro la grande distribuzione lo trovi più comodo, perché non devono avere personale perché arriva già tutto confezionato, dall'altra chiaramente il prodotto costa di più e contiene più di quanto te ne serva. Io non credo che sia un vantaggio sia dal punto di vista economico che igienico.

Quante di queste vaschette di plastica trovate in natura abbandonate dall'uomo?

È molto difficile dirlo perché spesso finiscono nell'ambiente, si sminuzzano e ciò che si trova è un residuo. Ciò che noi troviamo sulle spiagge di sicuro è plastica monouso, arriva da tutti gli oggetti, compresi questi tipi di imballaggi. Il discorso generale da fare è che dobbiamo ridurre il monouso.

Il ministro Pichetto Fratin si è interessato alla causa? 

No. Tra l'altro sulla Sup e sulla Salvamare mancano ancora i decreti attuativi. Ora, a livello europeo, c'è un nuovo regolamento che si sta discutendo in Unione Europea, a nostro parere molto buono per ridurre la plastica monouso e per sviluppare e incrementare il riciclo, che però l'Italia avrebbe bocciato. Prima dell'estate era stata fatta una Commissione Agricoltura, noi come Marevivo eravamo andati anche in audizione, ma il Governo italiano è convinto che questo regolamento favorisca il riuso piuttosto che il riciclo. Questo però non è vero, perché il regolamento incentiva in primis il riciclo. L'Italia ha contestato una cosa che in realtà non è vera, il regolamento UE sarebbe sensato.

Come incentiva il riciclo questo nuovo regolamento? 

Introducendo il sistema del deposito cauzionale. In tutti gli altri Paesi europei dove questo meccanismo è stato inserito c'è stato un incremento del riciclo al 90%.