Gli uragani saranno sempre più lenti e devastanti per colpa del cambiamento climatico

Stando a quanto emerge da uno studio realizzato dai ricercatori dell’università di Princeton, se la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera e la temperatura media globale continuano ad aumentare, rischiamo di ritrovarci uragani e tifoni ancora più lenti e quindi capaci di provocare ancora più danni quando arrivano sulla terraferma.
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Federico Turrisi 3 Maggio 2020

Ancora una volta il responsabile è l'uomo. Certo, gli uragani e i tifoni rappresentano una sciagura incontrollabile, ma il riscaldamento globale – causato, ricordiamolo, dall'aumento delle emissioni di gas a effetto serra provenienti dalle attività umane – potrebbe renderli sempre più distruttivi. Il motivo? Si muovono più lentamente e quindi hanno più tempo per sfogare tutta la loro violenza su una regione. È una sorta di vendetta della natura.

La conferma viene da un recente studio condotto dai ricercatori dell'università americana di Princeton, che hanno elaborato dei modelli per analizzare sei possibili scenari climatici, ognuno con 15 condizioni di partenza differenti. È stata però fissata una condizione comune a tutti gli scenari: la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera è molto più elevata e la temperatura media globale è superiore di 4 gradi Celsius rispetto a oggi. Un livello di riscaldamento che, secondo gli scienziati, potremmo raggiungere per il 2100 se non si prenderanno misure per tagliare le emissioni legate all'utilizzo di combustibili fossili.

Gli esperti hanno dunque analizzato le 90 simulazioni prodotte dai computer e sono arrivati alla conclusione che nei prossimi decenni le tempeste potrebbero rallentare di un ulteriore 20% rispetto alla media attuale (circa 3 chilometri orari in meno). Fai molta attenzione: non stiamo parlando dei venti, che soffiano a centinaia di chilometri all'ora, ma della velocità di spostamento della massa ciclonica nel suo complesso. Le conseguenze sono facilmente intuibili: più un urugano o un tifone insiste su una determinata area, più devastante sarà il suo impatto.

I ricercatori hanno inoltre riscontrato che il fenomeno riguarderà in particolare le latitudini medie, e in misura minore la fascia tropicale. Saranno dunque più esposte aree densamente popolate come gli Stati Uniti e il Giappone. Il messaggio è molto chiaro. Se continuiamo a sottovalutare la crisi climatica e non riduciamo le emissioni di Co2, è più probabile che ci ritroveremo a fare una conta dei danni e delle vittime umane ancora più drammatica dopo il passaggio di un ciclone.

Fonte | "Tropical cyclone motion in a changing climate" pubblicato su Science Advances il 22 aprile 2020.