Greta ha chiesto di posticipare la COP26 di Glasgow: il motivo è la disparità nella distribuzione dei vaccini nel mondo

La giovane attivista ha dichiarato di non partecipare alla Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite di Glasgow, prevista per novembre di quest’anno, a causa della disparità nell’accesso ai vaccini che svantaggia la partecipazione di alcuni Paesi rispetto ad altri.
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Sara Del Dot 13 Aprile 2021

Agire insieme, sia nella lotta contro il clima che in quella contro la pandemia. È ciò che dovrebbe succedere, oggi più che mai, e a parole siamo tutti d’accordo. Invece siamo ancora ben lontani da un percorso che sia condiviso da tutti i diretti interessati, ovvero tutti i Paesi del mondo. Anche e soprattutto i più svantaggiati.

A sottolinearlo è una voce giovane ma ascoltata in tutto il Pianeta, che ad appena 16 anni è riuscita ad sollevare un’onda di cambiamento accelerando consapevolezza e azioni per migliorare il mondo attorno a sé. Greta Thunberg, infatti, ha dichiarato che non parteciperà alla COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima prevista a Glasgow, Scozia, dall'1 al 12 novembre 2021, a causa della troppa disparità nell’accesso ai vaccini nel mondo. Infatti, i Paesi poveri stanno ricevendo un numero troppo basso di dosi rispetto alle potenze economiche, e questa situazione non consente nemmeno una equa partecipazione agli appuntamenti internazionali.

Rimarcando questa sconcertante differenza di trattamento anche e soprattutto nel bel mezzo di una pandemia che dovrebbe essere affrontata insieme e ad armi pari, Greta ha quindi chiesto a Londra di posticipare l’evento, così da consentire a tutti i Paesi coinvolti di partecipare con le stesse possibilità sanitarie. O, in alternativa, di condividere le dosi ricevute con chi ne ha maggiore bisogno. Un messaggio potente e concreto (come sempre) quello di Greta, che con la sua giovane voce di attivista 18enne è una dei pochi a far emergere con chiarezza e sdegno il fatto che la comunità internazionale si ponga sempre a favore dei Paesi più ricchi, rendendo sacrificabili quelli più svantaggiati anche all’interno di processi decisionali che riguardano il clima, un tema che dovrebbe riguardare tutti, nessuno escluso.