
Dalla cucina alla moda, il passo è breve. Ed è quello che potrebbero fare alcuni batteri alla base della fermentazione. Anziché trasformare lo zucchero in sostanze nutritive ed energia, ci sono dei particolari batteri che potrebbero convertire molecole in fibre tessili diventando risorse preziose per il settore della moda.
Ma non solo. Altri batteri, invece, possono sono in grado di produrre biopigmenti, ovvero sostanze coloranti prodotte che potrebbero sostituire i coloranti sintetici. Ma andiamo con ordine.
I processi di trasformazione batterica non inquinano e non producono emissioni climalteranti e dunque, se dominati, potrebbero rendere il settore della moda e del fast fashion più sostenibili e dunque meno impattanti per il Pianeta. Ma andiamo con ordine.
Sai bene che l’industria della moda rappresenta uno dei settori produttivi più inquinanti al mondo. La sua filiera, per esempio, contribuisce in maniera significativa alle emissioni di anidride carbonica antropica. La produzione di abbigliamento rappresenta infatti circa il 10% delle emissioni globali di carbonio.
Inoltre, è un settore che favorisce anche il consumo di risorse naturali visto che sfrutta enormi quantità di acqua e più in generale spinge l’inquinamento, atmosferico e ambientale, specialmente con il rilascio rilascia microplastiche negli oceani e nei mari e il loro conseguente arrivo pure nel nostro organismo.
Per non parlare del fenomeno del fast fashion, ovvero la produzione e la vendita rapida e a basso costo di abiti alla moda che nel giro di decenni ha aggravato ulteriormente la situazione, portando a un aumento dei rifiuti tessili e a un uso intensivo di sostanze chimiche nocive.
Nel mondo della moda, i batteri possono tornare utili in diversi modi e per diversi scopi. Uno dei più promettenti oggi è la capacità di una certa famiglia di batteri di produrre biopigmenti per la tintura dei tessuti.
Probabilmente sai già che la colorazione dei tessuti per la realizzazione di un capo d’abbigliamento oggi richiede grandi quantità di acqua e l’impiego di sostanze chimiche tossiche, che possono inquinare le risorse idriche e danneggiare l’ambiente.
Provare a trasformare il settore della moda in un sistema più sostenibile significa prendere in considerazione metodi di produzione alternativi, come quello basato sui biopigmenti prodotti dai batteri.
I biopigmenti sono delle sostanze naturali prodotte da alcuni batteri e rappresentano un’alternativa ecologica e più sostenibile perché richiedono molta meno acqua, non rilasciano sostanze chimiche nocive e possono essere a loro volta utilizzati per dare vita a materiali biotessili.
Anche la fermentazione batterica può essere utilizzata come alternativa sostenibile ai tessuti tradizionali. Diverse aziende hanno lavorato alla costruzione di un biomateriale attraverso la coltivazione di nanocellulosa a partire da materie prime di scarto, come zuccheri derivati da frutta o altri rifiuti agricoli.
Funziona così: i batteri, nutrendosi di questi zuccheri, durante il processo di fermentazione producono naturalmente nanocellulosa, cioè un materiale leggero, otto volte più resistente dell'acciaio capace di formare trame sottili simili al nylon.
Capisci insomma che utilizzare scarti alimentari o vegetali per produrre fibre tessili aiuterebbe a ridurre le emissioni di carbonio e il consumo di risorse.
Più nello specifico, devi sapere che i biopigmenti sono sostanze coloranti prodotte da organismi viventi come batteri, alghe e funghi. Questi pigmenti sono naturali e vengono utilizzati da secoli per colorare tessuti, alimenti e cosmetici.
Uno di questi è il batterio Streptomyces coelicolor. A differenza dei coloranti sintetici, i biopigmenti sono biodegradabili e non tossici e ciò, come puoi intuire, li rende una scelta più sostenibile per l'industria della moda. Tra i biopigmenti più comuni troviamo la melanina, i carotenoidi e le antocianine, ognuno dei quali offre una gamma di colori naturali che possono essere utilizzati per tingere i tessuti.
Se sei arrivato fin qui avrai capito che il potenziale dei biopigmenti è enorme. Queste sostante naturali potrebbero davvero rivoluzionare l’industria della moda riducendone drasticamente l’impatto ambientale.
Fare ricorso ai biopigmenti significa infatti ridurre la quantità di acqua utilizzata in fase di produzione, diminuire nettamente le sostanze chimiche necessarie per la tintura dei tessuti e dunque il loro rilascio e, di pari passi, contribuire alla tutela delle risorse idriche e dell’ambiente.
Essendo biodegradabili, i biopigmeti non contribuiscono all’accumulo di rifiuti tossici nell’ambiente e non favoriscono quindi l’inquinamento.