Da qualche tempo, ne avrai sentito parlare anche tu, è scattato l'allarme microplastiche. Si tratta di tutte quelle minuscole particelle di plastica che finiscono, in un modo o nell'altro, all'interno del nostro organismo. Insomma, i residui di tutte le bottiglie, i piatti, i bicchieri, gli imballaggi che abbiamo buttato nel mare nel corso degli ultimi decenni iniziano a presentarci il conto.
Avrai sicuramente letto dei problemi che derivano per la salute umana, ad esempio, dalla loro presenza nel pesce che mangiamo, sempre più imbottito di questo tipo di residui. Ma le microplastiche, purtroppo, si stanno espandendo ovunque.
I terreni agricoli d’Europa sarebbero infatti sempre più un enorme deposito di questo tipo di scarti. A dirlo è una ricerca dell'università di Cardiff, nel Regno Unito, per cui a causare l'inquinamento del suolo sarebbero i fanghi contenuti nelle acque reflue, quelle che derivano dai processi di depurazione. Circa l'1% del peso di questi fanghi, usati anche per produrre i fertilizzanti agricoli, sarebbe composto da microplastiche.
I dati esposti nello studio parlano di una quantità tra le 31mila e le 42mila tonnellate di residui plastici che ogni anno si infiltra nei campi europei destinati alla produzione di beni agricoli. La nazione più esposta alla contaminazione è il Regno Unito, seguita da Spagna, Portogallo e Germania.
“I nostri risultati evidenziano l’entità del problema nei suoli europei e suggeriscono che la pratica di spargere i fanghi sui terreni agricoli potrebbe potenzialmente renderli uno dei più grandi serbatoi globali di inquinamento da microplastica", ha affermato James Lofty, uno degli autori della ricerca, membro della School of engineering dell'ateneo di Cardiff.
Uno dei problemi sollevati dallo studio è la mancanza di una normativa europea dedicata a limitare e controllare la quantità di microplastiche contenute nei fanghi di depurazione. Un vuoto che sarebbe da colmare prima possibile, per evitare di arrivare troppo tardi.