
Continua la crisi vulcanica ai Campi Flegrei dove si susseguono i terremoti legati al bradisismo e il suolo, secondo l'ultimo bollettino dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), si è sollevato di 2 centimetri in soli 15 giorni. Bisogna attendere i dati delle prossime settimane per capire se si tratta di un episodio isolato o se si sta effettivamente registrando un'accelerazione del rigonfiamento legato all'espansione dei gas nel sistema di alimentazione del vulcano.
Dopo un paio di mesi di rallentamento dell'attività, il bradisismo dei Campi Flegrei è tornato a farsi sentire dalla popolazione con scosse sismiche che, nella settimana dall’8 al 14 aprile 2024, hanno raggiunto magnitudo 3.7. Il dato parziale di aprile (dall'1 al 21) vede già oltre 500 terremoti, con diversi eventi sopra magnitudo 2. Inoltre, in concomitanza delle scosse più forti, si è registrato un incremento nel sollevamento del suolo (+1 cm tra 9 e 10 aprile) che complessivamente ha raggiunto +2 cm nell'arco di due settimane. Andrà confermato con i dati dei prossimi giorni, se si registra effettivamente un aumento della velocità di sollevamento e dunque della deformazione della caldera, considerando che comunque si tratta ancora di valori inferiori rispetto a quelli osservati durante la crisi degli anni '80. I parametri geochimici confermano comunque i trend pluriennali di riscaldamento e pressurizzazione del sistema idrotermale.
Nei giorni scorsi un video documentario realizzato dalla RSI Radiotelevisione svizzera ha fatto il giro del web mostrando scene della città di Napoli devastata da una potenziale eruzione catastrofica dei Campi Flegrei. Un documento – oggi introvabile – che ha sollevato numerose polemiche, soprattutto nel mondo scientifico e istituzionale, che rappresenta inoltre una situazione tanto drammatica quanto estremamente poco probabile al giorno d'oggi.
I Campi Flegrei, nella loro storia eruttiva, hanno effettivamente generato eruzioni spaventose (gran parte della città di Napoli è costruita su metri e metri di depositi di singole eruzioni esplosive) e che hanno anche avuto un impatto sul clima terrestre. Tuttavia, nessuna delle oltre 70 eruzioni avvenute negli ultimi 15mila anni, come confermato dall'INGV in un comunicato stampa, ha generato eruzioni con effetti simili a quelli illustrati dal documentario svizzero.
Eruzioni di quel tipo, che coinvolgono enormi quantità di magma (l'evento che ha depositato il tufo giallo napoletano ha coinvolto fino a 50 km cubi di magma!), generano segnali geofisici e geochimici inequivocabili, che oggi sarebbero immediatamente letti dalla capillare rete di sensori installata negli ultimi anni. Nessuno dei parametri studiati fa pensare che al momento sia coinvolta una tale quantità di magma.
Prima dell'eruzione vulcanica, qualsiasi sia la sua energia, il riscaldamento del sistema idrotermale può portare ad esplosioni freatiche, ovvero violente emissioni di gas e vapore, praticamente improvvise, che possono avere ripercussioni qualora si verificassero in aree abitate. A marzo scorso, la Commissione Grandi Rischi ha incontrato diversi esperti internazionali sul tema focalizzandosi in particolare sui possibili segnali premonitori che potrebbero precedere eventuali esplosioni freatiche.
Sul fronte mitigazione del rischio, nelle ultime settimane, sono proseguite le esercitazioni organizzate dalla Protezione Civile e le verifiche sulla stabilità degli edifici, ormai da svariati mesi sottoposti alle sollecitazioni delle scosse sismiche. Le ricognizioni sono condotte nei Comuni di Bacoli, Pozzuoli e Napoli e sono previste dal decreto legge Campi Flegrei pensato ad hoc per la situazione che coinvolge il vulcano napoletano e la sua area abitata. I controlli riguardano principalmente gli esterni degli edifici e sono condotte da squadre di tecnici, coordinate dal Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in accordo con la Regione Campania e con il supporto dei Comuni dell'area.