I Fridays for Future alla Camera dei Deputati: l’inizio di un vero dialogo con le istituzioni?

Il cinque febbraio due esponenti dei Fridays for Future sono stati invitati alla Camera dei Deputati per dare un contributo alla discussione di un atto parlamentare molto tecnico. Sebbene quindi la loro presenza si stata prevalentemente dimostrativa, questo invito ha rappresentato un’apertura importante che potrebbe portare a un vero dialogo tra le parti.
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Sara Del Dot 14 Febbraio 2020

Sin dalla loro nascita era quello a cui puntavano, uno dei loro obiettivi principali. Finalmente, i Fridays for Future hanno avuto la possibilità di parlare davanti alle istituzioni italiane. Invitati ufficialmente presenziare a Montecitorio Marianna Panzarino e Giovanni Mori, due attivisti di 25 e 26 anni, sono stati ascoltati dalla VIII Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, che aveva richiesto un loro parere in merito a un Decreto legislativo di attuazione di una direttiva europea in merito ai limiti delle emissioni inquinanti.

Ben contenti di aver finalmente aperto un’importante finestra di dialogo con le più alte cariche dello Stato, i due giovani hanno però saputo subito riconoscere il fatto di essere stati invitati in aula a scopo puramente strumentale e dimostrativo, dal momento che la questione oggetto di discussione era molto tecnica e loro non avrebbero comunque potuto offrire un’analisi e un parere consapevole. In ogni caso, questa possibilità ha aperto un’altra strada di dialogo per i Fridays, che dalle piazze italiane sono approdati a Montecitorio. Un’occasione decisamente non da poco.

“Stati davvero contenti di avere avuto questa possibilità. L’aver potuto parlare davanti alla Camera dei Deputati è stato un onore immenso, personalmente è stata una cosa grandissima che non ci aspettavamo, anche perché rappresenta un’azione diversa da quelle a cui ci siamo abituati” racconta Marianna Panzarino, 25enne barese, iscritta alla facoltà di Giurisprudenza all’università di Roma. “Sicuramente siamo arrivati a questo risultato grazie al nostro impegno e alla nostra determinazione. Il fatto di essere scesi in piazza per oltre un anno ha sicuramente dato prova del fatto che noi ci siamo e vogliamo essere parte attiva in questa svolta epocale.”

Una svolta in cui anche le istituzioni si sono rese conto della necessità di aprire uno spazio da dedicare ai giovani attivisti per il clima. O almeno, così pare.

“Tuttavia abbiamo subito colto il carattere strumentale del nostro invito, dal momento che l’oggetto della discussione era talmente tecnico che anche gli stessi commissari si fanno aiutare dai tecnici per stilare questi atti di governo, quindi noi non avremmo chiaramente potuto apportare nessun contributo. Inoltre, in aula non erano presenti neanche gli stessi commissari che ci avevano invitato.”

“Di quello che è accaduto non ne vediamo adesso i frutti, anche perché non abbiamo apportato alcun contributo consistente alla discussione in oggetto”, prosegue Giovanni Mori, ingegnere ambientale ed energetico anche lui audito alla Camera al fianco di Marianna. “Noi naturalmente approfittiamo di ogni occasione per portare all’attenzione i temi per cui ci battiamo, e questa è stata un’occasione perfetta, anche perché noi puntiamo a coinvolgere il 99% della popolazione e vogliamo far capire a tutti che sì, siamo nel bel mezzo della crisi climatica, ma che allo stesso tempo si può agire.”

Un’azione che i Fridays da oltre un anno si impegnano a innescare e stimolare, lanciando segnali di allarme dalle strade e, da oggi, anche direttamente dai luoghi della politica.

“Abbiamo criticato abbastanza aspramente il piano nazionale di energia e clima al 2030 e abbiamo ribadito la nostra disponibilità a essere presenti quando ci saranno discussioni in cui potremo dare un contributo maggiore, anche se in effetti non siamo noi quelli a cui vanno chieste le risposte strategiche ed energetiche, non è a noi che va chiesto se convenga switchare al 15% o al 18% sull’idrogeno o se convenga invece implementare più il fotovoltaico o l’eolico. Noi siamo quelli che suonano il campanello d’allarme, che dicono a tutti, soprattutto ai politici, “svegliatevi fuori”. Noi cercheremo di creare sempre maggiore formazione e consapevolezza non per proporre noi delle soluzioni ma per far capire alla gente cosa noi dovremmo pretendere dalla politica.”

“Un esempio eclatante è quello della metanizzazione della Sardegna, che rappresenta un’azione inutile e controproducente in ottica di decarbonizzazione e che non ha senso se pensiamo al fatto che la Sardegna potrebbe arrivare a rappresentare un unicum al mondo per quanto riguarda l’indipendenza energetica. Infatti la prossima assemblea nazionale sarà a Sassari, per ribadire l’ottusità di questa scelta, simbolo del fatto che non c’è una reale intenzione a cambiare passo.”

“Abbiamo dimostrato che ci siamo e che vogliamo esserci, prosegue Marianna. “Quindi se voi non ci considerate in discussioni in cui effettivamente possiamo dare il nostro contributo significa che non ci avrete ascoltati.”

“Noi vogliamo agire su più livelli, sia su quello istituzionale-centrale sia sulla spinta dal basso.” Conclude Giovanni. “L’obiettivo è far capire alla gente che la crisi climatica è un problema che ci riguarda da molto vicino, da esseri umani e non da ambientalisti. La politica ha sempre necessariamente a che fare con l’elettorato e se l’elettorato è consapevole di quello che vuole la politica dovrà adattarsi alla sua volontà.”