I Fridays in piazza per il Global Climate Strike: “Se la politica vuole il nostro voto, deve ascoltare la nostra voce”

Oggi in 70 piazze italiane i giovani hanno manifestato in nuovo Sciopero Globale per il Clima. Il focus della protesta state le elezioni che si terranno a brevissimo, al termine di una campagna elettorale dove la crisi climatica è rimasta ai margini. Il corteo è composto proprio da quelle generazioni che i partiti non riescono a conquistare e tra le quali, secondo i sondaggi, potrebbe prevalere l’astensionismo.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Giulia Dallagiovanna 23 Settembre 2022

"Volete il nostro voto ma ignorate la nostra voce", su queste note è andato in scena oggi un nuovo Sciopero Globale per il Clima, organizzato come sempre dai Fridays for Future e partecipato da migliaia di ragazzi tra liceali e universitari. La generazione Z – che assieme a quella dei millenial si sente la meno rappresentata dalla politica e dove probabilmente solo la metà andrà davvero a votare -, scende oggi in 70 piazze italiane per chiedere che la lotta alla crisi climatica e il benessere delle persone vengano posti al centro del dibattito. Ohga ha seguito uno dei cortei più numerosi, quello di Milano, al quale si sono uniti anche rappresentanti di sigle e collettivi sindacali come CGIL e GKN.

"Protestiamo da quattro anni, e avanziamo richieste al mondo della politica. Ma visto che nessuno ci ha ascoltato, ora ci siamo stancati e vi abbiamo dato anche le soluzioni", urla Martina Comparelli, portavoce nazionale del movimento, davanti alla sede lombarda dell'Agenzia delle Entrate. L'attenzione di questo corteo, infatti, è tutta rivolta ai temi dell'Agenda Climatica, che i Fridays hanno presentato a inizio settembre per dettare le loro priorità al nuovo governo. Mobilità sostenibile, fonti rinnovabili e comunità energetiche, riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario per contrastare emissioni inquinanti e disoccupazione, efficientamento energetico degli edifici, riduzione di consumo e spreco di acqua. Nodo centrale, e forse non sottolineato a sufficienza, dell'elenco delle richieste è che il peso della transizione verso un sistema più sostenibile non deve ricadere sui cittadini, ma essere sostenuto dai governi offrendo alternative accessibili: "Non ci si può nascondere dietro alla complessità, usandola come scusa per rimandare l’implementazione delle misure necessarie", si legge sul sito.

I ragazzi appaiono di nuovo come un fronte unito, che catalizza tutti i valori cari a una generazione: ambientalismo, antirazzismo, antifascismo e transfemminismo. Le loro idee sono chiare, così come chiara è la distanza rispetto ai programmi dei diversi partiti in corsa. Vogliono maggiori sussidi alle rinnovabili, magari da finanziare con una tassa sugli extraprofitti. Vogliono l'abolizione dei sistemi intensivi, utilizzando i fondi che già ricevono per sostenere invece una produzione biologica, etica e a chilometro zero. Vogliono una tassa sui jet privati e maggiori alternative all'utilizzo dell'aereo. Vogliono città a misura di uomo dove si ci possa muovere con una rete di mezzi pubblici capillare ed efficiente.

Il corteo, inoltre, non sta invitando a votare per un partito nello specifico, ma a partecipare alla vita politica del Paese: "La partecipazione dei cittadini alla politica non può ridursi a mettere una crocetta un giorno – dichiara Mathias Mancin, portavoce nazionale del movimento. – I cittadini dovrebbero poter dettare i temi di cui la politica si deve occupare, ma molti dei più gravi problemi degli italiani (la povertà energetica, la disoccupazione, la crisi climatica) sono rimasti senza risposte serie in questa campagna elettorale, lasciando milioni di persone senza una vera rappresentanza.Vogliamo portare in piazza la nostra voce non rappresentata. Se la politica vuole il nostro voto, deve ascoltare la nostra voce".

"Molti dei più gravi problemi dei cittadini italiani sono rimasti senza risposte serie in quest campagna elettorale"

"Il disastro avvenuto nelle Marche pochi giorni fa ci ricorda quali siano le conseguenze di ignorare la crisi climatica. La possibilità di evitare un aumento catastrofico delle temperature dipende dai prossimi 5 anni, e rischiamo che essi vengano sprecati da un Parlamento che non vede la questione climatica come prioritaria. Non possiamo permetterci che questo accada: la politica deve sapere che ignorare questo problema non è un'opzione se vuole ottenere il consenso da parte dei cittadini. Deve sapere anche che non agire oggi significa essere complici criminali della crisi più grande della storia dell'uomo", aggiunge un'altra portavoce, Agnese Casadei.

I giovani insomma, quelli che i partiti non riescono a conquistare, sono qui e stanno presentando le loro richieste in modo molto chiaro. Inutile poi domandarsi come mai tra le nuove generazioni prevale l'astensionismo. La risposta è che non le si sta ascoltando.