I mandorli sono un patrimonio italiano da custodire, e c’è chi ha deciso di adottarli

“Adotta un mandorlo” è un’associazione senza scopo di lucro che sostiene i piccoli produttori italiani e aiuta a tutelare un patrimonio nazionale che comprende circa 600 varietà. La presidente Manuela Laganara ci racconta la passione che c’è dietro questa iniziativa in un viaggio tra sapori e simbologie.
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Emanuele La Veglia 6 Febbraio 2021

"I mandorli non hanno solo qualcosa di speciale, ma sono speciali! Si tratta del primo albero da frutto  coltivato sulla nostra penisola, fin dall’Antica Roma". Come puoi capire da queste parole così travolgenti, in questo articolo parleremo delle mandorle, accompagnati da un Cicerone d'eccezione, Manuela Laganara, responsabile di una bella realtà che si occupa di biodiversità e made in Italy.

Ciao Manuela, come nasce l'associazione "Adotta un mandorlo"?

Il progetto è nato nel 2018 dalla consapevolezza che le mandorle autoctone italiane erano sempre più difficili da trovare. Una riflessione che ci ha portati al confronto con agronomi, nutrizionisti, vivaisti e tanti altri esperti con visioni molto diverse fra loro. Per risolvere alcuni problemi, lo scorso aprile ci siamo proposti come punto di unione, proponendo numerose idee, iniziando dalla compilazione di un registro ufficiale delle circa 600 varietà rimaste (un secolo e mezzo fa erano più di 750) distinguendo tra “prodotti italiani” e “prodotti coltivati in Italia”.

Qual è la specialità dei mandorli?

Il mandorlo è il primo albero da frutto a fiorire in pieno inverno: a volte si cominciano a vedere i primi fiori già a fine dicembre e questo trasmette l'idea di un nuovo inizio e di rinascita nonostante le difficoltà. La piena fioritura avviene tra metà febbraio e inizio marzo e richiama l'idea cristiana di saggezza e fedeltà, mentre per i cinesi simboleggia la prudenza e la forza dignitosa durante le avversità. In tutti i paesi del Mediterraneo, e anche in altre parti d'Europa, c’è una festa dedicata alla fioritura del mandorlo riprendendo la suggestione che sognare un mandorlo può portare prosperità in tutti i campi.

Come si svolge il vostro lavoro?

Io mi occupo delle relazioni con i produttori, le istituzioni e il mondo scientifico; Daniele, mio compagno anche nella vita, gestisce il materiale fotografico, il sito web e gli aspetti logistici. Per la segreteria e i social ci sono diversi volontari che si alternano, mentre Salvatore è la nostra enciclopedia vivente di mandorlicoltura, che per ciascuna varietà ci dà le informazioni riguardanti albero e frutto.  È un reale lavoro di squadra, lo dice anche il nostro claim: siamo tutti “dalla parte delle mandorle italiane”!

Un progetto che unisce green e women empowerment…

Tutela della biodiversità e sostenibilità sono i due capisaldi del nostro progetto, che ha diversi risvolti sociali. In agricoltura sono sempre di più le donne che decidono di avere ruoli attivi: i due terzi dei nostri partner (fra quelli acquisiti e quelli con cui stiamo entrando in contatto) sono o donne o coppie con ruoli equamente divisi. E non sempre è l’uomo a occuparsi del lavoro in campo! Ci piace sempre ricordare che la mandorla è simbolo di femminilità poichè rappresenta maternità e fecondità.

Qual è la soddisfazione più grande che le ha regalato questa attività?

Grandi soddisfazioni arrivano ogni volta che sento dire “Grazie per quello che fate”. Non per vanità o perché vogliamo essere ringraziati, ma perché questo vuol dire che stiamo facendo la cosa giusta e che le persone avevano bisogno di un progetto del genere. C'è il bisogno di riscoprire un vero e proprio patrimonio nazionale: nessun paese al mondo, in questo ambito, custodice una biodiversità come quella dell'Italia. Diventa importante allora conservare quelle che sono l’identità e la tradizione del territorio e di ciascuna delle famiglie produttrici.

La produzione avviene in ogni parte d'Italia?

Abbiamo scovato piante secolari in Valle d’Aosta, in Veneto e in Trentino, testimoni di una coltivazione ormai perduta, di cui resta traccia solo nella tradizione culinaria. In ogni regione italiana c'è infatti almeno un PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale) a base di mandorle. La mandorla è protagonista di tutta la gastronomia tradizionale, sia dolce che salata, per il suo ricco profilo nutrizionale. Una continua sorpresa per il palato perché ogni varietà ha una sua nota aromatica : la pugliese Filippo Ceo ha una nota finale di burro, la siciliana Chiricupara sa di nocciola fresca, la sarda Niedda riprende il gusto dell'amaretto. Come ci ha detto il professor. Alex Revelli Sorini qualche giorno fa, “Quale altra frutta secca ha tutta ’sta forza? La mandorla è tanta roba!”.

Foto di Adotta un mandorlo