Chi lo avrebbe mai detto che sarebbe stato il Covid-19 a porre fine nei Paesi Bassi a un'industria, già in profonda crisi, come quella degli animali da pelliccia? Il governo di Amsterdam aveva già previsto la chiusura graduale degli allevamenti di visoni sul territorio olandese (ricordiamo che i Paesi Bassi sono il terzo produttore al mondo, dopo Danimarca e Cina, di pellicce da visone) entro il 31 dicembre 2023. Ma l'attuale pandemia, con lo scoppio di alcuni focolai di Covid-19 proprio negli allevamenti di visoni – da quando sono stati individuati i primi casi a fine aprile nella regione del Brabante sono stati soppressi oltre 600 mila animali -, ha portato a rivedere i piani.
E così la Camera bassa olandese ha votato a larga maggioranza una mozione presentata dalla leader del partito animalista Esther Ouwehand, che prevede la chiusura anticipata dei 128 stabilimenti ancora attivi nel Paese. Una decisione storica, che mette la parola fine alle crudeli pratiche di allevamento dei visoni, la cui pelliccia viene ancora utilizzata per la produzione di beni di lusso ormai anacronistici. Certo, si è arrivati a questo risultato per via di un grave problema di salute pubblica (la pandemia da Covid-19 per l'appunto), ma è comunque un messaggio rivolto agli altri Paesi che non si decidono ancora ad abbandonare un'industria, quella degli animali da pelliccia, che da tempo attraversa un periodo di crisi.
La decisione del parlamento olandese è stata accolta con entusiasmo dalle organizzazioni animaliste di tutto il mondo. Tra queste c'è la PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) che in un comunicato sottolinea come con questo divieto sarà possibile risparmiare a migliaia di visoni sofferenze e uccisioni condotte anche con metodi discutibili attraverso il gas o le scariche elettriche. "La speranza", conclude la PETA, "è che presto molti altri prendano come esempio i Paesi Bassi e mettano fine a questi orribili massacri".