I pini di Roma sono in pericolo: un insetto chiamato cocciniglia tartaruga li sta uccidendo

L’allarme era già stato dato nel 2018. Ora la situazione si sta aggravando sempre di più. La cocciniglia tartaruga ha ormai colpito gran parte dei celebri pini di Roma, un simbolo la cui sopravvivenza potrebbe essere messa in serio pericolo.
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Sara Del Dot 2 Settembre 2020

Basta avvicinarsi alle soglie della Capitale per riconoscerne subito le forme inconfondibili. I pini di Roma, quegli alberi altissimi che sovrastano le strade tanto amate dagli inguaribili romantici, della città sono diventati un simbolo. Ora, però, questo simbolo potrebbe pian piano scomparire, attaccato da un pericolo che viene da lontano. Si chiama “cocciniglia tartaruga”, nome scientifico toumeyella parvicornis, ed è un piccolo insetto approdato a sud della città ancora nel 2018, per poi diffondersi ovunque attaccando i suoi alberi. Sono circa 50mila su 150 gli esemplari al momento minacciati dall’insetto, che rischiano di scomparire per sempre dalle strade e dal cielo di Roma.

Questo piccolo animale, che proviene dal Nord America ed è passato dai Caraibi provocando danni enormi, è arrivato qualche anno fa in Campania, nel porto di Napoli, per poi spostarsi nel Lazio. Il suo modo di agire sui pini è molto particolare. In pratica produce della sorta di melassa, un liquido zuccherino derivato dal suo nutrimento di foglie, su cui si addensano dei funghi neri che impediscono la fotosintesi e quindi indeboliscono l’albero fino a farlo seccare.

Questa sostanza prodotta dal parassita rappresenta anche uno dei principali segni di riconoscimento della sua presenza su una pianta, dal momento che basta osservare la base dell’albero per individuarla. Rispetto alla resina, poi, si lava via molto facilmente, altro aspetto identificativo della presenza della cocciniglia.

Nessun predatore naturale

Il problema della cocciniglia, che è anche l’aspetto che la rende complicatissima da eradicare, è il fatto che essendo un insetto che proviene da fuori non ha un proprio predatore naturale sul territorio, quindi non ci sono specie che possano contrastarne la diffusione in modo spontaneo. Alcuni cittadini hanno tentato comunque questa strada, ad esempio nel Quartiere Africano sono stati introdotti alcuni esemplari di coccinella per valutarne gli effetti, anche se pare che il coleottero si nutra del parassita soltanto se vi si trova accanto, non riconoscendolo come preda. Un altro rimedio potrebbe essere l’utilizzo di insetticidi che tuttavia possono rappresentare un pericolo per le persone dal momento che i pini si trovano in prossimità delle abitazioni e le sostanze potrebbero risultare nocive per la salute.

I ritardi nella gestione

Un altro grande problema è stata l’assenza di una risposta tempestiva ufficiale. Infatti il Servizio Fitoterapico non ha ancora emanato le linee guida per affrontare la gestione del problema e questo comporta l’impossibilità anche per il privato cittadino di provare a estirpare il problema in maniera autonoma. Tuttavia gli agronomi segnalano che non c’è tempo da perdere, dal momento che il batterio sta colpendo sempre più alberi che potrebbero non arrivare al prossimo anno. Inoltre, lo stato di secchezza degli alberi potrebbe rappresentare un rischio anche per le persone, dal momento che un tronco secco è più fragile e potrebbe cadere più facilmente facendo del male a qualcuno.