Il business nero dei crimini di natura: sono la quarta attività illegale più redditizia al mondo e valgono 280 miliardi di dollari l’anno

Secondo il WWF la vendita illegale di specie animali e vegetali è in crescita: mancano banche dati e leggi efficaci. Azioni come il contrabbando di avorio e pelle di tigre alimentano un mercato milionario, preceduto solo dal traffico di droga, dalla contraffazione e dal contrabbando di armi.
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Martina Alfieri 19 Aprile 2023

La crisi climatica e la perdita di suolo non sono le uniche minacce che incombono sulle piante e gli animali che vivono sul nostro Pianeta: i crimini di natura – come l’uccisione e il contrabbando di specie esotiche – alimentano ogni anno un mercato da centinaia di miliardi di dollari.

Secondo il WWF si tratta della quarta attività criminale più redditizia subito dopo traffico di droga, dalla contraffazione e la vendita illegale di armi.

Il traffico di specie animali e vegetali – fa sapere il WWF – frutterebbe ogni anno alle reti criminali addirittura 280 miliardi di dollari: un settore della criminalità in continua crescita.

Tra le vittime delle attività illecite più diffuse compaiono specie di uccelli protette, rettili o anfibi in precario stato di conservazione e pesci d’acqua dolce o specie marine come coralli, ricci, squali, datteri di mare. Ovviamente ci sono poi i noti crimini contro le specie esotiche, come il contrabbando di animali o di loro parti come l’avorio, le corna di rinoceronte, la pelle di tigre o di leopardo.

Le leggi sembrano ancora insufficienti a frenare questi fenomeni, che danneggiano gravemente la biodiversità: un report dell’ente animalista dimostra che, oggi, solo il 27% degli illeciti contro la natura arriva a essere condannato da un tribunale. Inoltre, basterebbero solamente circa 1.000 euro per cancellare dalla propria fedina penale il crimine di avere abbattuto, ad esempio, una specie protetta come un orso, un lupo o un’aquila.

C’è una diffusa sottovalutazione del fenomeno dei crimini contro la natura, che vanno derubricati da episodi isolati o locali: bracconaggio e traffico di specie protette sono fenomeni criminali che hanno impatti gravi sulla biodiversità – ha dichiarato il presidente di WWF Italia Luciano Di Tizio – Possono essere veicolo di diffusione di patologie e producono ingenti redditi. WWF chiede banche dati efficienti e interconnesse, di potenziare il controllo sul territorio, indebolito negli ultimi anni con la dismissione delle polizie provinciali, e attività di formazione e sensibilizzazione, sia per il grande pubblico che per le forze di Polizia e magistratura”.

Nel nostro Paese, purtroppo, vengono spesso trafficate specie protette ed è ancora molto diffuso il bracconaggio: per mettere un freno alla situazione, lo scorso autunno è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un nuovo Decreto Legislativo in materia di commercio, importazione e conservazione della fauna selvatica ed esotica – seguendo le disposizioni dell’Unione Europea – con l’obiettivo colpire il contrabbando e di limitare la diffusione di zoonosi, minaccia per la salute pubblica.