
Alluvioni, maree record, trombe d'aria violente e improvvise, perturbazioni sempre più intense. È arrivato il momento di chiamare tutti questi fenomeni atmosferici con il loro vero nome: cambiamento climatico, e non più maltempo. L'Italia in questi giorni ne ha avuto una dimostrazione concreta. E adesso siamo in autunno. In estate dovremo invece prepararci a ondate di calore con temperature ben al di sopra della media e prolungate nel tempo. Contrariamente a quello che potresti pensare, le aree più a rischio non sono quelle rurali ma quelle urbane, dove cioè ormai vive la maggior parte della popolazione.
Lo sostiene il rapporto "Il clima è già cambiato" 2019 realizzato dall'Osservatorio di Legambiente sull'impatto dei mutamenti climatici in Italia, in collaborazione con il gruppo Unipol. Il titolo del report stesso è già di per sé piuttosto emblematico. E i numeri sono allarmanti: dal 2010 ad oggi, sono 563 gli eventi registrati sulla mappa del rischio climatico, con 350 Comuni che hanno subito impatti rilevanti. Nel 2018 il nostro paese è stato colpito da 148 eventi estremi, che hanno causato 32 vittime e oltre 4.500 sfollati. Dal 2014 al 2018 soltanto le inondazioni hanno provocato in Italia la morte di 68 persone.
Sulla base delle informazioni raccolte le città che nel corso dell'ultimo decennio hanno subito il maggior numero di eventi estremi sono Roma, Milano, Genova, Napoli, Palermo, Catania, Bari, Reggio Calabria e Torino. La città che ha fatto registrare l'aumento della temperatura media più alto è Milano (+1,5 gradi centigradi), seguita da Bari (+1,0) e Bologna (+o,9). C'è poi la minaccia dell'innalzamento del livello del mare. In pericolo non c'è solo Venezia: secondo le elaborazioni di Enea riprese dal rapporto di Legambiente, sono ben 40 le aree a maggior rischio sul territorio nazionale. L'unico modo per evitare conseguenze ancora più gravi si chiama adattamento. Diventa prioritaria allora la messa in sicurezza di uno dei paesi più delicati dal punto di vista idrogeologico.